Livigno, 24 agosto 2013 - Bocche cucite. Nulla trapela sul caso Aquagranda, il centro benessere «più alto d’Europa» in crisi profonda e, a quanto anticipato la scorsa settimana da «Il Giorno», in probabile chiusura già entro la fine del mese. Il Comune di Livigno, coinvolto in parte nella società Aquagranda Srl, proprietaria dell’impianto e formata dalla società dei costruttori (tra cui la Ciarrocchi-Troiani di Ascoli Piceno), come affermato dal sindaco Damiano Bormolini nei giorni scorsi, sta cercando di rilanciare la struttura distribuita su 20mila metri quadri nella zona sud del paese, nei pressi del lago del Gallo.

L’altra sera, a Livigno, si è infatti svolta la riunione ufficiale tra le parti, a porte chiuse, e nonostante ripetuti tentativi non è stato possibile contattare gli amministratori locali e i vertici di Aquagranda.
Rimane forte la preoccupazione dei dipendenti (una trentina quelli assunti nel centro che ospita area benessere, ristorante, hotel, piscina semiolimpionica) ma anche degli operatori turistici, albergatori e commercianti che hanno collaborato negli anni con Aquagranda, attraverso convenzioni e pacchetti per la clientela ospite in hotel.

Tra gli obiettivi posti dal Comune al tavolo con la società che gestisce il complesso pare ci sia stata la richiesta di prolungare l’attività oltre la data di chiusura prefissata al 31 agosto e quindi permettere alla località turistica dell’Alta Valle di concludere la stagione estiva ancora nel pieno delle presenze.
L’amministrazione comunale, come sostenuto dal sindaco Bormolini, si batterà per evitare ad ogni costo la chiusura del centro ma ancora non sembrano esserci soluzioni facili all’orizzonte.
In molti, tutti a Livigno e non solo, conoscono la parabola sfortunata di Aquagranda, nata nel 2009 dopo una progettazione durata trent’anni, ma nemmeno 12 mesi dopo l’apertura, la società allora addetta alla gestione, la Swim Planet, dichiarò il fallimento. La palla passò così direttamente nelle mani dei costruttori e della subentrata Livigno spa Srl, fino ad oggi.

Un mega plesso con tutti i comfort ma forse sovradimensionato per la località, troppo costoso, a detta di molti, in termini di manutenzione e gestione. «Già da aprile si parlava di una chiusura ma sono voci», aveva affermato Bormolini. Localizzato in una posizione non strategica fino ad oggi, come aveva rimarcato il primo cittadino, che però puntava sulla recente inaugurazione del lago del Gallo, reso navigabile e quindi possibile fonte di attrattiva finalizzata al rilancio della zona in fondo al paese.
Ancora incerto il risultato del braccio di ferro in atto tra Comune e società. Un’attesa che tiene in trepidazione tutto il Piccolo Tibet.