Sondrio, 15 marzo 2013 - L’ex direttore della «Padania» e poi dell’on-line «Il Vostro», Leonardo Boriani, presunto intermediario delle mazzette ai manager della sanità e gli imprenditori del settore, interrogato ieri a Milano ha fortemente alleggerito la posizione di Gianola: «I 5 mila euro per Gianola erano, in realtà, per me perchè il giornale era allo sfacelo. Ma non ho avuto il coraggio di dirlo al titolare della Hermex. E non ho mai sentito parlare di 500 mila euro promessi a Gianola che conosco come un galantuomo». Un colpo di scena nel terremoto che ha travolto anche il dg dell’Azienda ospedaliera di Valtellina e Valchiavenna il quale sarà interrogato oggi.

Non è dato sapere se il 65enne direttore generale dell’Azienda ospedaliera unica di Valtellina e Valchiavenna, colpito da ordinanza di custodia cautelare richiesta e ottenuta dai pm Claudio Gittardi e Antonio D’Alessio, per l’ipotesi di corruzione, intenda avvalersi della facoltà di non rispondere o di accettare di sottoporsi all’interrogatorio per spiegare la sua posizione. Il gip Fabio Antezza contesta al 66enne giornalista Leonardo «Dodo» Boriani, anch’egli in cella, di avere intermediato la promessa corruttiva di 500 mila euro (mazzetta definita nelle intercettazioni «spese vive da spalmare negli anni») e l’anticipo di 5 mila euro consegnato dagli imprenditori di apparecchiature sanitarie per potere mettere le mani su un mega-appalto da 8,9 milioni. Il giudice, nelle decine e decine di pagine del provvedimento che ha fatto scattare le manette, sottolinea lo «strepitoso successo della corruzione di Luigi Gianola».

Ad agosto dello scorso anno, «Gianola - scrive il gip nell’ordinanza che ha portato il manager residente a Colico dietro le sbarre - avanza tramite Boriani un’ulteriore richiesta di denaro agli imprenditori in vista di spese da affrontare per l’imminente periodo estivo». Boriani rivolgendosi all’imprenditore Giuseppe Lo Presti (uno dei sette arrestati), titolare dell’azienda di apparecchi medicali «Hermex Italia Srl», afferma: «Mi ha fatto una strana richiestina che ti mando via messaggino...». Poi commenta soddisfatto: «Eh...Gianola abbiam comprato. Ho parlato con chi sai, eh, credo che lunedì o martedì partano le cose». Ma ora la clamorosa retromarcia, nell’interrogatorio reso ieri davanti al gip.

Mentre dall’inchiesta emerge che l’imprenditore, temendo che venga scalfita la sua «credibilità» nell’ambiente dei potenziali manager della sanità pubblica da corrompere, un giorno si dispera al cellulare quando scopre che, per un breve periodo, gli svizzeri che gli «spallonano» i contanti per le tangenti sono in ritardo nelle consegne di denaro: «E’ una cosa gravissima, vorrà dire che non ho mantenuto gli impegni. E’ una cosa di una gravità pazzesca. Mi salta tutto, vedi tu che danno che ho. Come faccio se non mantengo la promessa? Perché io conosco i polli del mio pollaio. Non sei più credibile. In 43 anni è la prima volta che mi succede». Il giudice Antezza annota: «L’imprenditore teme di poter perdere l’avviamento illecito»

di Michele Pusterla