dall’inviato Gabriele Moroni

Sondrio, 5 dicembre 2012 - Un'operazione di Guardia di Finanza e Squadra mobile di Sondrio, battezzata «Iron», fa crollare dalla base una montagna di false fatture per operazioni inesistenti, utilizzate in buona parte dalle ferriere bresciane che lavoravano in nero gli scarti di ferro. Il sospetto del riciclaggio. L’ombra mafiosa.

Una trentina i denunciati, sette in carcere su nove ricercati. Fernando Ronchi, 55 anni, casa a Valletta di Traona, frequente domicilio in Svizzera, è il personaggio di maggior caratura. Una condanna a sette anni per avere ferito, nel settembre del ’91, con un colpo di pistola alla testa il gestore della pizzeria «Bahia’s» di Piona, frazione di Colico. Un’accusa di associazione mafiosa evaporata lasciandolo indenne. Voci sulla cella che avrebbe diviso con Franco Coco Trovato, boss di Lecco. Estro di imprenditore, fra i primi a fiutare l’affare dei videopoker nei bar.
 

Le 140 pagine dell’ordinanza firmata dal gip di Sondrio Fabio Giorgi riservano a Ronchi anche l’accusa di favoreggiamento in forma di sostegno finanziario (20mila euro), ospitalità, lavoro, passaggi in auto a Francesco Crivaro, originario del Crotonese, titolare del locale «Coconut» di Eupilio, nel Comasco, assurto a una certa notorietà mondana per la sua sua amicizia con Azouz Marzouk, il vedovo della strage di Erba.

Ritenuto affiliato al «locale» di Erba, con i compiti di armiere e di mettere a disposizione il «Coconut» per riunioni ’ndranghetiste, Crivaro sfugge agli arresti dell’operazione «Crimine» nell’estate del 2010. Viene intercettato nell’aprile di un anno fa a San Bello di Morbegno, mentre alla guida di una moto Yamaha scorta un carico di ulivi destinato a una proprietà di Ronchi.
 

'Ndrangheta in Valtellina? «Possiamo isolare - dice Giordano Iobizzi, segretario della Filca, gli edili della Cisl - tre fatti. Le minacce a un imprenditore di Sondrio. Una villa confiscata a Delebio come bene mafioso e trasformata in scuola materna. Un’azienda allontanata dai lavori della statale 38». È l’episodio più appariscente.

Nel settembre 2010 un magistrato della Direzione investigativa antimafia di Milano, Finanza e Forestale, si presentano al Trivio di Fuentes, al confine con Colico, dove si lavora alla mega-arteria di collegamento con la provincia di Sondrio. Un boccone ghiotto per gli appetiti mafiosi, come documentato dalle intercettazioni. E c’è il fenomeno sommerso. «Nel 2009 - dice Mirko Dolzadelli, segretario della Cisl sondriese -, con l’accentuarsi della crisi, abbiamo registrato in modo diffuso la denuncia, da parte di nostri associati e di piccoli imprenditori, di episodi di usura, soprattutto nella zona di Morbegno, economicamente la più vivace».

Secondo il dossier di Legambiente Lombardia «Cemento spa» la provincia di Sondrio sarebbe al terzo posto nel Nord italia, dopo quelle di Genova e Imperia e a pari demerito con Savona, per reati di stampa mafioso legati ad appalti edili e abusivismo edilizio: poco meno di 400 scoperti in cinque anni.
 

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