Aprica, 9 ottobre 2012 - L’Inps di Brescia scrive ai nipoti della signora Maria Stefanini, defunta nel 2006 perché rivuole indietro i 394 euro versati in eccesso sulla pensione della zia. «Importo non spettante», questa la motivazione del debito che l’ente pensionistico bresciano vuol veder rientrare nelle proprie casse, a tutti i costi.

«E’ una cosa vergognosa, che fa perdere la fiducia nelle istituzioni – racconta con rabbia Antonio Stefanini, addetto all’ufficio stampa del comune di Aprica nonché titolare di un camping a Corteno Golgi, nella confinante provincia di Brescia e nipote della pensionata, sorella del padre -. Perché, se non proprio un’istituzione primaria, l’Inps è almeno emanazione delle istituzioni italiane e da esso ci si aspetterebbe non indebite indiscriminate richieste di fantomatiche parti di pensione percepite in eccesso dieci anni fa da nonni morti da lustri, bensì serietà ed eventuali azioni e sanzioni di rimborsi dai pensionati - se dovuti - a breve distanza di tempo, compiute direttamente nei confronti delle stesse persone, non dei lontani eredi».

Il debito da pagare, di 394,55 euro, è riferito al periodo tra il 2002 e il 2004, e la richiesta di rimborso dice l’Inps bresciana era stata domandata alla pensionata stessa nel 2004, poi alla sorella Domenica Stefanini, defunta nel 2007 e ora, a distanza di otto anni al nipote, non unico della famiglia. «Non intendo versare un centesimo e sono pronto ad arrivare persino ad un contenzioso – ribadisce Antonio – anche perché non mi è stata data nessuna descrizione o documentazione che attesti il presunto importo dovuto».

Inoltre, risponde ancora il Antonio Stefanini residente a Corteno Golgi ma impegnato professionalmente in Aprica, «la richiesta è indebita per il fatto che non viene considerata la percentuale del valore dell’eredità percepita dai singoli eredi» e quindi una suddivisione «eventuale» del debito in percentuale diversa. La collera di Stefanini non è certo l’unica, molti sono i pensionati con meno di 650 euro al mese, di recente nel mirino dell’Istituto di previdenza, e che da novembre dovranno restituire la 14° percepita indebitamente nel 2009.

«Di questi tempi credo nessuno – conclude - , tantomeno le istituzioni o gli enti separati e protervi dello Stato, possa permettersi di mettere le mani nel portafogli dei cittadini che lavorano e pagano una porzione che ormai supera il 100% del loro misero reddito tra imposte, tasse, contributi, tariffe obbligate, bolli e balzelli vari».

di Eleonora Magro