Sondalo, 12 ottobre 2011 - È un nostro informatore che ci invita a salire quassù, nel paese un tempo conosciuto al di fuori della Lombardia per la presenza di una struttura - il sanatorio Morelli - all’avanguardia nella lotta alla Tbc, per indagare su un caso che definisce «una piccola San Raffaele»: un maxi-buco nei conti della Parrocchia, da poco lasciata da don Gianni Sala Peup, andato «in pensione», al quale la comunità di Sondalo, guidata dal sindaco Luigi Grassi, in segno di gratitudine ha donato di recente un quadro in una bella cornice. Una volta raggiunta la località, al primo approccio per saperne di più - ossia per cercare la fondatezza o meno dell’informazione ricevuta - ci viene consegnata una copia del numero 4 della «Voce sondalese», il bollettino parrocchiale, sul quale è pubblicata una lunga intervista-confessione dello stesso don Gianni che fa piena luce sul chiaccherato bilancio.

«Mi ritiro a Mondadizza - dice nella prima parte - così non sono nè troppo vicino, nè troppo lontano. Non dovrei dar fastidio più di tanto e nello stesso tempo, qualora vi fosse bisogno, potrei dare una mano». Quando gli viene chiesto se le costi lasciare Sondalo, il sacerdote afferma che gli «rincresce anche lasciare al nuovo parroco un mucchio di debiti, spero che voi lo aiuterete. Più presto voi lo solleverete da questi fastidi e più volentieri lui si dedicherà al ministero più strettamente pastorale».

«Al 31 luglio - confessa don Gianni - la parrocchia era in rosso per un importo di un milione e 500mila euro: 345mila sono il debito presso le 2 banche locali; 677mila l’importo del mutuo acceso per la realizzazione della palestra, il resto (595mila) lo dobbiamo alle imprese e ai fornitori. La cosa che mi preoccupa di più sono i 677mila da restituire in 10 anni in 2 rate semestrali di importo pari a 33.687. Quando arriva il momento della scadenza rateale non è facile mettere insieme 34mila euro, però con un po’ di acrobazie ci si può riuscire. S’è anche studiato un piano d’ammortamento, però è ancora da concordare sia con la Curia che con le banche». La Provvidenza, per fortuna, non va in pensione.