Sondrio, 4 ottobre 2011 - È stato il coraggio di un libero professionista valtellinese a permettere l’arresto di tre persone e la denuncia di una quarta per usura, estorsione e riciclaggio continuati e in concorso. Disperato, strozzato dai debiti e terrorizzato dalla possibilità di ritorsioni per i mancati pagamenti, l’uomo ha denunciato i suoi aguzzini ed è partita una vasta indagine che, ieri mattina all’alba, si è conclusa con l’esecuzione delle misure di custodia cautelare. A finire nei guai due uomini e una donna, tutti residenti in provincia di Brescia. Si tratta di Fausto Faglia, 71enne residente a Darfo Boario Terme, ragioniere in pensione, ora rinchiuso nel carcere di Brescia; Alessandro Tognola, 76enne pensionato, e Luciana Rondini, commerciante 55enne, entrambi di Pisogne, in Val Camonica, sono stati colpiti invece dalla misura dell’obbligo di dimora.

 

"L’indagine è iniziata nel gennaio 2011 a seguito della denuncia sporta da un libero professionista di Sondrio che ha raccontato di essere sotto usura ormai da più di 10 anni e, a fronte di un prestito iniziale di 100 milioni delle vecchie lire, di aver già consegnato all’usuraio circa 600mila euro, vedendosi costretto anche a vendere 2 case di sua proprietà per far fronte alle richieste di pagamento dell’uomo - ha spiegato il capitano Claudio de Leporini -. Presto abbiamo trovato riscontro alla versione dell’uomo, appurando la continua e incessante attività di prestito di denaro messa in atto da Fausto Faglia con il concorso delle altre 3 persone". Il tasso usuraio richiesto era per tutti i "clienti" del 10% mensile (120% annuo) salvo, di tanto in tanto, prestare denaro con piccoli sconti (8% mensile). Insomma, se Faglia prestava 10mila euro il mese successivo la vittima dell’usura gli doveva restituire 11mila euro, e se non riusciva il tasso del mese successivo veniva calcolato sugli 11mila euro, così la cifra aumentava velocemente e vertiginosamente.

 

"L’usuraio si presentava come amico e salvatore per persone che non riuscivano ad ottenere prestiti dalle banche - ha proseguito il comandante della Compagnia, de Leporini - e attuava un tipo di usura pressante ma non violenta. In un solo caso ha dato uno schiaffo al libero professionista che ha sporto denuncia. Per intimorire le vittime e costringerle a pagare faceva invece intendere di aver a sua volta richiesto il denaro prestato ad una pericolosa organizzazione criminale che si sarebbe quindi rivalsa prima su di lui e poi sui “clienti” stessi. Alle vittime spesso diceva “Stiamo correndo insieme, ce la possiamo fare”, proprio per sottolineare il fatto che stava correndo dei rischi per loro".

 

Nel corso delle indagini sono state accertate altre 7 vittime oltre al denunciante iniziale, 4 delle quali, già sentite dai carabinieri, hanno deciso di collaborare raccontando tutto e fornendo riscontri a quanto denunciato dalla prima vittima. Le vittime, 8 in totale, sono 2 valtellinesi (oltre al libero professionista anche un imbianchino), mentre le altre risiedono nelle province di Bergamo e Brescia. Tra di loro imprenditori edili, una donna separata e in difficoltà, un anziano che non riusciva ad arrivare a fine mese e chiedeva solo 100 euro ogni mese per poi restituirne 110 una volta ricevuta la pensione. L’usuraio, a garanzia dei prestiti forniti, si faceva consegnare dalle vittime assegni firmati in bianco che minacciava di mandare all’incasso qualora non avessero saldato i loro debiti. Gli interessi erano così alti che le vittime riuscivano a malapena a pagarli, senza riuscire mai a saldare il debito iniziale e dovendo ricorrere poi ad altri prestiti per coprire i primi debiti, entravano quindi in un circolo vizioso dal quale era impossibile uscire.

 

"Alessandro Tognola, cognato di Faglia, era il cassiere del gruppo, teneva le scadenze e collaborava nel riciclaggio del denaro – ha affermato il comandante della Compagnia sondriese -. A casa sua nel corso del blitz di stamattina (ieri per chi legge, ndr) abbiamo trovato alcuni quadernetti nei quali erano indicati nomi, cifre e scadenze. Luciana Rondini, proprietaria di due negozi di abbigliamento a Pisogne e Costa Volpino, era la procacciatrice di vittime per l’usuraio. La quarta persona denunciata concorreva nel riciclaggio, in quanto fungeva da prestanome per intestarsi beni immobili frutto dell’illecita attività".