Chiavenna, 19 settembre 2011 - È allarme cinghiali anche in Valchiavenna e, in particolare, nella vasta pianura che dal capoluogo scende sino a Novate e Nuova Olonio. Ne sono stati visti nelle zone all’imbocco della Val Codera e della Val dei Ratti, ma anche sul versante opposto di Bodengo. «Da quanto mi dicono i referenti delle zone infestate, ormai entrano negli stalloni a cercare cibo nelle mangiatoie delle vacche – conferma il direttore della Coldiretti Emanuele Ghirardelli – non si tratta di animali selvatici ma di una razza semi-domestica. Siamo di fronte ad animali che non temono l’uomo e che fanno razzia di tutto, dalle pannocchie gli insilati e che, anche per questo sono particolarmente pericolosi oltre che nocivi.

La nostra posizione come organizzazione di categoria è perentoria e nota ormai da un pezzo: vanno assolutamente eradicati da territorio al più presto, evitando che si diffondano a macchia d’olio. Ovunque sono comparsi i cinghiali, da noi, come in altre provincie, la strategia degli importatori è sempre la stessa: si diffondono i cinghiali nel tentativo di costringere le autorità ad aprire la caccia a questi animali.

La finalità è fin troppo chiara ed è quindi indispensabile che siano gli stessi cacciatori a segnalare chi mette in giro i cinghiali. Loro lo sanno benissimo chi è stato e chi continua in questa pratica scellerata. È evidente che non si può assolutamente cedere: se si aprisse la caccia, oltre a dargliela vinta, si favorirebbero nuove immissioni clandestine. Chiediamo infine più sorveglianza sul territorio e maggiori controlli anche stradali da parte della Polizia per giungere alla individuazione degli importatori attraverso un lavoro di intelligence».

La Coldiretti sottolinea inoltre che la sicurezza nelle aree rurali e peri-urbane è in pericolo per il proliferare di animali selvatici come i cinghiali che stanno invadendo campi coltivati e persino centri abitati: non è più solo una questione di risarcimento dei danni, ma è diventato un fatto di sicurezza delle persone e della vita nelle campagne. «Per chi opera nelle aree montane e svantaggiate, poi, non è solo è a rischio la possibilità di poter proseguire l’attività agricola ma anche di circolare sulle strade o nelle vicinanze dei centri abitati». Una minaccia seria che riguarda anche gli amanti dei boschi per passeggiare o raccogliere funghi. «Inoltre - conclude la Coldiretti - la moltiplicazione degli animali selvatici sta provocando gravi perdite economiche con i danni causati dalla fauna selvatica che hanno superato in Italia i settanta milioni di euro all’anno, stimati da un rapporto Eurispes».