Verceia, 27 agosto 2010 - "Ciao Francesco, ora conquista la vetta più alta e proteggi la tua famiglia da lassù" su Facebook e sul sito valchiavennasco Vaol in tanti, tantissimi, ieri sera hanno voluto lasciare il loro saluto a Francesco Oreggioni.

 

Il geometra 25enne di Verceia, avrebbe compiuto gli anni proprio domani, è uno dei due alpinisti morti ieri sulla cresta Kuffner, nel massiccio del Monte Bianco. L’altro è Davide Grassi Monti di 38 anni, nato in provincia di Varese, residente a Garbagnate Milanese, ma assiduo frequentatore della Valtellina. I due amici si trovavano sul versante italiano del Monte Bianco, lungo la via Kuffner, a circa 3.900 metri di quota. Camminavano su una cresta innevata che non ha retto il loro peso e ha ceduto, provocando la loro caduta per oltre 400 metri. Un volo che è stato fatale per entrambi. All’incidente ha assistito un terzo alpinista che ha avvertito il “Peloton de haute montagne di Chamonix”, il quale a sua volta ha contattato il Soccorso alpino valdostano.

 

"Francesco - raccontano gli amici - stava partecipando al corso di formazione per aspiranti guide, organizzato dal collegio regionale guide alpine della Lombardia, e a breve avrebbe dovuto sostenere uno degli esami finali". I due alpinisti stavano scalando gli 800 metri di dislivello, 1500 di sviluppo della Cresta Kuffner, una delle vie di ascensione a questa vetta, il cui nome è “monte maledetto”, Maudit in francese, cima che porta a 4465 m di altitudine. La Cresta Kuffner, salita per la prima volta nel 1978, è una delle ascensioni più famose del Monte Bianco: le sue difficoltà sono “classiche”, 4° grado su roccia e ghiaccio, un itinerario in alta quota, per alpinisti di buon livello. La scalata aveva preso avvio dalla Combe Maudit, nei pressi del bivacco delle Fourche, i due amici avevano raggiunto la spalla terminale della cresta.

 

Le guide della Valchiavenna conoscevano molto bene Oreggioni, descritto come un giovane alpinista serio e preparato. "Aveva la montagna nel sangue - racconta Gualtiero Colzada, guida alpina 44enne - Io sono di Novate e lui era di Verceia anche per questo ci conoscevamo bene. Posso dire di averlo accompagnato nelle sue prime scalate. Era un ragazzo serio che voleva fare della montagna il suo lavoro. Era contento di quello che stava facendo, mi dispiace molto anche per la sua famiglia (papa, mamma e due fratelli ndr)".

 

Le indagini sono state affidate ai militari delle fiamme gialle della tenenza di Entrèves. Le salme sono state ricomposte nella camera mortuaria del cimitero di Courmayeur a disposizione delle autorità giudiziaria "Il tempo era bello - spiegano i soccorritori - ma faceva molto caldo. Per cui, è facile che cornici di neve si possano staccare". Il direttore del locale Soccorso alpino aggiunge: "È stata una fatalità. I due, entrambi alpinisti esperti, avevano quasi concluso la via quando, improvvisamente è crollata la cornice di neve sotto i loro piedi - spiega Alessandro Cortinovis, direttore del Soccorso Alpino valdostano - e sono precipitati per quattrocento metri. Quando siamo arrivati noi non c’era più nulla da fare: sapevano cosa stavano facendo, è stata una fatalità, i due alpinisti sono stati sfortunati".
Vicino alla zona anche un’altra cordata di alpinisti.

 

Francesco Oreggioni nel 2007 aveva assistito al terribile incidente alpinistico sul Sasso Manduino, in Valle dei Ratti, nel quale aveva perso la vita l’alpinista 38enne Corrado Libera di Novate Mezzola. "Sono senza parole, per noi è una tragedia - spiega Renata Rossi, la prima donna guida alpina in Italia -. Francesco amava quello che faceva ed era ben visto e conosciuto da tutte le guide alpine della Valchiavenna (il gruppo è formato da 9 guide che svolgono un ruolo delicatissimo e prezioso per chi va in montagna ndr)". "Ci terrei però che non passasse il concetto di “montagna assassina”. Le tragedie avvengono ovunque, al mare, in città e sulle strade. Quando parlate di noi non vi riferite a dei pazzi che mettono a rischio la propria vita e quella degli altri ma a persone che amano la montagna".

 

A piangere Francesco, oltre a papà Filippo, mamma Adalgisa e i due fratelli più giovani, anche la fidanzata, Ester. "Era molto legato a lei", dicono i parenti, e ancora parlano desolati di un ragazzo splendido e sfortunato: "Sabato sarebbe stato il suo compleanno".