Dalla sofferenza al successo sportivo: la storia di due etiopi in un documentario girato da un regista di Sondrio

Matteo Valsecchi, 25 anni, ha realizzato «Yema e Neka». Il video che racconta una storia positiva di integrazione sarà presente al 63° Trento Film Festival e al 25° Festival del Cinema Africano a Milano.

Un fotogramma del documentario

Un fotogramma del documentario

Sondrio, 24 aprile 2015 - A maggio presenterà il suo ultimo lavoro «Yema e Neka» sia nella sezione Orizzonti vicini del 63° Trento Film Festival sia al Concorso Extr’A del 25° Festival del Cinema Africano a Milano. È solo l’ultimo dei traguardi di Matteo Valsecchi, regista e film maker di Sondrio, 25 anni.

Già nel 2010 ha realizzato «Il Pagliaccio» per un progetto sui pericoli del web per i minori cofinanziato da Regione Lombardia, poi il suo corto di diploma (2012) «Il circo del caso» è stato presentato in una sezione fuori concorso del 65° Festival del film di Locarno. Nel 2013 è stato uno degli assistenti alla regia di Pupi Avati sul set di «Un ragazzo d’oro» e nel 2014 ha realizzato uno spot di prevenzione al suicidio per il progetto «Dopo la Malaombra».

«I protagonisti - spiega descrivendo «Yema e Neka», prodotto in collaborazione con Nereal e Il gioco degli specchi - sono due atleti, ma il documentario che ho voluto fare è molto lontano da un documentario sportivo. Al centro due adolescenti etiopi con un passato in orfanotrofio, che si trovano a vivere in un paesino di montagna del Trentino. È la storia del loro riscatto, dalla sofferenza al successo, dall’Etiopia ai campionati del mondo. Il racconto del loro rapporto con il padre adottivo, della loro straordinaria famiglia di 14 persone». Yema e Neka parlano dei primi anni vissuti in Etiopia, delle inevitabili discriminazioni e dell’abbandono da parte della madre adottiva. «Ho deciso di non mostrarla e questa assenza anche visiva fa sentire ancora di più il vuoto lasciato in famiglia», spiega Valsecchi.