Brexit e ripercussioni in Valle, tagli alla bresaola e non solo

L’uscita della Gran Bretagna dall’Unione Europea avrà ripercussioni anche sulla provincia di Sondrio che esporta verso la Gran Bretagna il 9% dei beni locali destinati all’Europa

Bresaola valtellinese (Nat.P.)

Bresaola valtellinese (Nat.P.)

SOndrio, 28 giugno 2016 - La Brexit (l’uscita della Gran Bretagna dall’Unione Europea, sancita dal referendum dello dello scorso 23 giugno) avrà ripercussioni anche sulla provincia di Sondrio, che esporta verso la Gran Bretagna il 9% dei beni locali destinati all’Europa. Insomma, numeri importanti. E tutto, d’ora in poi, sarà più complicato, ci saranno modalità differenti e costi maggiori. A fornire i numeri relativi all’esportazione da Valtellina e Valchiavenna al Regno Unito è la Camera di commercio di Sondrio: il 9% delle esportazioni in Europa (continente verso cui va l’81% dei beni prodotti in Valtellina e Valchiavenna) è stato diretto, nel 2015, verso il Regno Unito. Si tratta del quarto Paese del Vecchio Continente dopo Germania e Svizzera (entrambe al 22%) e Francia 21% del totale). Considerato che il valore totale dell’export continentale ammonta ad oltre 517milioni di euro, al di là della Manica sono finiti circa cinquanta milioni di euro di prodotti. E un cambiamento sarà inevitabile, anche se parlare di problemi è forse prematuro.

«Cambia il quadro e passiamo da una situazione di mercato comune ad una di mercato extracomunitario – afferma Marco Bonat, segretario generale della Cciaa -. Quel 9% di esportazione potrebbe essere messo in difficoltà da una situazione, quantomeno, più incerta rispetto al passato. Non credo però ci saranno interventi restrittivi dal punto di vista del commercio nei confronti della Gran Bretagna, ma è presto per dirlo, intanto dobbiamo certamente accendere una luce su questo tema». «Esportare in tutta l’Unione europea risulta più semplice – spiega poi Emanuele Bertolini, presidente dell’Ente camerale -. Lavorare con un cliente italiano o con uno francese non presenta sostanziali differenze, invece avere a che fare con un Paese che non aderisce all’Ue come la Svizzera, ad esempio, comporta qualche difficoltà in più. Tutto lascia pensare che in futuro le stesse criticità si riscontreranno per operare sul mercato britannico. La Gran Bretagna non sarà più quel mercato locale al quale ci eravamo abituati, sia in termini di prezzi, sia di costi».

Prendiamo in esame uno dei prodotti Igp più richiesti anche all’estero: l’export di Bresaola della Valtellina Igp rappresenta oggi il 6,5% del totale, una percentuale quindi ancora contenuta ma che sicuramente tenderà a crescere. Il Regno Unito, secondo il Consorzio di tutela, è uno dei primi tre Paesi per l’esportazione, è quindi inevitabile ipotizzare ripercussioni della Brexit anche su questo specifico settore. Niente paura, invece, sul fronte vini. «I quantitativi esportati nel Regno Unito sono talmente limitati che non credo ci saranno ripercussioni», afferma Casimiro Maule, enologo della Nino Negri. Per quanto riguarda le esportazioni, non dovrebbe avere serie ripercussioni invece il crollo della sterlina, ai minimi storici degli ultimi 30 anni, anche perché nel settore manifatturiero i meccanismi che regolano le relazioni fra aziende sono consolidati.