Bormio Terme, chiusura sempre più lunga

Stop fino al 29 maggio. Pesano i conti del bilancio societario che ha prolungato i giorni di stop dello stabilimento

Bormio Terme

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Bormio, 15 aprile 2015 - «Lo stabilimento di Bormio Terme, nel silenzio più assoluto della Comunità Montana, comproprietaria della struttura, è chiuso», scrive sul suo profilo Facebook Savio Peri di Livigno sottolineando che nel frattempo «lo Skipass Free in quel di Livigno fa il tutto esaurito negli Alberghi e Affitta Appartamenti. Purtroppo, a Bormio, non ci resta che la Pozza dei matt...», conclude ironicamente il livignasco.

In realtà, tutti gli anni lo stabilimento termale pubblico chiude circa un mese a maggio, quest’anno si sono aggiunti 15 giorni di aprile per risanare i conti, attraverso il ricorso alla cassa integrazione per una ventina di dipendenti. Nelle scorse settimane c’era stato l’annuncio della chiusura dal 13 aprile al 29 maggio.

«Sappiamo trattarsi di una decisione che potrà portare qualche giorno in più di rinuncia ai nostri servizi da parte della nostra clientela soprattutto locale, ma è presa per concorrere all’obiettivo di garantire solidità e stabilità all’Azienda, aspetti fondamentali per la continuità negli anni delle nostre Terme», aveva affermato nelle scorse settimane il presidente di Bormio Terme Spa, Renato Fuchs.

L’estensione della canonica chiusura annuale è, pertanto, nella direzione del consolidamento della struttura di benessere, in un periodo di «morta stagione» nella quale le statistiche storiche evidenziano uno sbilancio di costi non remunerati dai servizi erogati. La società procederà, come detto, con la richiesta di fruizione della Cig in deroga per il personale. Ad eccezione degli assistenti bagnanti che continuano anche in questi giorni ad assistere i partecipanti iscritti ai corsi di nuoto e del personale strettamente necessario alla manutenzione, alla pulizia e all’amministrazione.

Ora sarà il territorio a dire se esistano le condizioni per considerare la stagionalità o meno della struttura. Il settore termale è in sofferenza un po’ ovunque, ma mentre in alcune località, come ad esempio Merano, gli eventuali debiti possono essere ripianati a piè di lista, qui è finito il tempo in cui gli enti locali erano in grado di metterci una pezza.