Abusi sessuali in ospedale. "Visite troppo intime, cambiai medico. So che riceveva alcune pazienti di notte"

Si allarga lo scandalo del primario di Ginecologia dell’ospedale di Chiavenna, Domenico Spellecchia 54enne milanese che attualmente si trova agli arresti domiciliari, accusato di violenza sessuale continuata nei confronti di alcune pazienti di Roberto Carena

Il primo soccorso all'ospedale di Chiavenna

Il primo soccorso all'ospedale di Chiavenna

Chiavenna, 6 dicembre 2014 - Si allarga lo scandalo del primario di Ginecologia dell’ospedale di Chiavenna, Domenico Spellecchia 54enne milanese che attualmente si trova agli arresti domiciliari, accusato di violenza sessuale continuata nei confronti di alcune pazienti. Da diversi mesi, l’attività del professionista era controllata da una serie di telecamere e cimici inseriti nell’ambulatorio dove effettuava la visite. Le immagini non manifestano alcun dubbio in proposito. Il medico, durante la visita palpeggiava e toccava i pazienti con manipolazioni non inerenti alla sua professione. Dopo la denuncia di una paziente, come spesso avviene, tante altre persone si sono fatte avanti denunciando episodi analoghi. Come C. P. signora di Chiavenna che lo ha così ricordato: «Come medico curante ho sempre avuto fiducia nel suo operato, ma nel contempo lo consideravo una persona viscida, con eccessive attenzioni nei miei confronti avendo sensazioni sgradevoli. Non mi toccava il seno, ma mi “lisciava”...Al momento dei saluti si avvicinava molto con il viso tentando di baciarmi...In quel momento l’ho sempre tenuto a distanza offrendogli la mano! Era così ogni volta mi recavo da lui. Pensavo fosse un atteggiamento “affettivo”, ma professionale: non era così. Era troppo affettivo! Per una donna mettere a nudo la propria intimità non è piacevole, anche se necessaria, ma cosi era un po’ troppo! Mi imbarazzava parecchio. Alla fine ho cambiato medico perchè non potevo più sopportare queste visite troppo “intime"».

Non è la sola C.P. ad aver avuto problemi come paziente. L.I. i problemi li ha avuti come dipendente a fianco di Spellecchia. L. ha lavorato per oltre 20 anni nel reparto di Ginecologia e ha potuto conoscere e vivere in prima persona l’operato del medico. «Tutti noi eravamo a conoscenza degli atteggiamenti “affettuosi” che il medico aveva nei nostri confronti - ha spiegato - si pensava fosse il suo modo di fare. Voce bassa e suadente, carezze, gentilezze varie. Ciò che non quadrava molto erano le sue visite che effettuava nell’ambulatorio sito in reparto. A tutte le ore del giorno e della notte, anche alle 10 o 11 di sera. Più di una persona dopo la visita, si trovava a disagio affermando che era rimasta molto male in quanto durante la visita il dottore aveva “esagerato”! Viveva più tempo in ospedale che a casa. Inoltre collaborava con la Mangiagalli di Milano dedicandosi allo studio dell’infertilità e dell’inseminazione artificiale. Poi c’è stata anche una “storia” con un’infermiera, da tutti criticata. Una grossa scorrettezza che ha condizionato il nostro lavoro, i turni e l’atteggiamento di chi era a conoscenza della storia. Sopportavamo un certo disagio. Personalmente devo dire che in quel reparto negli ultimi anni di lavoro ho subito mobbing, forse per una rivalsa verso di me che non accettavo certi suoi atteggiamenti».