2008-05-17
di IRENE TUCCI
— SONDRIO —
NELLA SECONDA metà degli anni ’70 fu il braccio destro di Renato Vallanzasca, il capo della famigerata banda della Comasina. Impressionante, come riportano le cronache, il ruolino criminale della banda: omicidi, sequestri e 70 rapine in meno di un anno. «Arrivammo a farne anche 4in un giorno» racconta Rossano Cochis (nella foto) braccio destro del bel Renè che parlando di lui: «Un mito, un amico, gli voglio bene». Cochis, condannato all’ergastolo per il suo passato malavitoso da 31 anni è in carcere; in regime di semilibertà dal 2002, sta scontando la pena nel penitenziario di Sondrio. Tutte le mattine lascia la cella di via Caimi nel capoluogo e si reca a lavorare a Tirano, alla comunità Il Gabbiano, che si occupa di tossicodipendenti e malati di Aids e dove è operatore. Alla sera «alle 5, alle 9 dipende» rientra nel carcere di Sondrio. L’ex bandito giovedì sera si è raccontato senza reticenze sulla Televisione della Svizzera Italiana nella trasmissione Falò in un un lungo servizio dal titolo «Rossano Cochis, il peso dell’ergastolo» curato da Mario Casella e Marco Tagliabue. Ha parlato del presente, si è appena sposato in Valtellina, e senza reticenze del passato, di quel banditismo metropolitano milanese di cui entrò a far parte così: «Allora facevo il rappresentante, era estate e mi trovavo sul lago con un amico che mi dice: "Facciamo una rapina in banca". Detto fatto dopo due giorni il colpo. Non per denaro, ma per una sfida con me stesso. Allora mi attirava».
E ancora: «Non posso dire mi pento di quello che ho fatto, è una parola troppo grossa. Era una scelta di allora e forse non la rifarei». Camicia rossa, golf celestino, occhi azzurri, sguardo spavaldo, da duro, alla Tsi parla davanti a un caminetto fumando spesso, ma viene anche ripreso mentre si reca a lavorare a Tirano e quando è impegnato in comunità. «Se avessi una bacchetta magica riporterei in vita tutte le vittime di questa follia». Si sofferma volentieri sulla sua attività Al Gabbiano: «Accompagno 8 ragazzi a prendere il metadone, e poi li porto quando hanno bisogno di cure all’ospedale di Sondrio o a quello di Sondalo. Faccio parte di un’équipe che segue i giovani e quando ne arriva uno che ha qualche problema con la giustizia io lo capisco prima degli altri che hanno studiato, lo inquadro subito». Spiega di aver avuto soddisfazioni con qualche ragazzo, ma poi aggiunge: «Non è bello vedere in giro questa gioventù bruciata. Io non ho fatto niente di buono in passato e cerco di farlo ora». Rossano Cochis si sofferma sul sequestro della giovane Emanuela Trapani.

«NON LO RIFAREI, il sequestro è come stare in carcere, come me». «Non mi sono mai reputato vittima della società, ho pagato per dei reati che ho fatto. L’unica cosa che dico ho pagato troppo, 31 anni di carcere». Vite criminali parallele per Vallanzasca e il suo braccio destro Cochis che non rinnega nulla. La scorsa settimana il bel Renè si è sposato e anche Rossano, l’amico bandito condannato al carcere a vita, ha fatto l’altro ieri la stessa cosa in Valtellina.
«Uscivo dalla comunità di Tirano per comperare le sigarette, ho conosciuto una donna... un’amicizia diventata amore ... forte, molto. Abbiamo deciso di sposarci». Alla domanda cosa vuol dire sposarsi l’ex bandito della Comasina risponde: «Vuol dire finalmente formare una famiglia, una cosa molto, molto bella».