Cusano, sparano per avere il caffè al bar: figlio del boss preso con il complice

Nella sparatoria di Cusano è stato Manuel Amoroso, 26 anni, alle spalle il carcere per tentato omicidio, a premere il grilletto per sei volte. Anche il complice Christian Broglio, coetaneo, è pregiudicato ma per droga di Rosario Palazzolo

I carabinieri davanti al bar di via Sormani a Cusano

I carabinieri davanti al bar di via Sormani a Cusano

Cusano Milanino, 14 luglio 2014 - Sei colpi di arma da fuoco esplosi in strada, davanti a un bar e in presenza di quattro carabinieri. Avrebbero potuto provocare una strage soltanto per difendere il loro onore di malavitosi, messo in ridicolo da un barista cinese che li ha cacciati dal suo locale. È tutto qui il movente della notte di follia consumata sabato poco dopo l’una e mezza lungo la via Sormani, centralissima strada commerciale di Cusano.

Due ventiseienni, Manuel Amoruso e Christian Broglio, pregiudicati per reati di spaccio e il primo anche per un efferato tentativo di omicidio che risale al 2009, hanno compiuto un gesto folle e drammatico: poco prima dell’una sono entrati nel bar gestito da Jiauhu Liu, cinese di 28 anni, e nonostante il giovane barista stesse abbassando le saracinesche hanno preteso di poter bere un caffè. Al rifiuto del cinese, è cominciata l’aggressione. Il barista, basso ma dal fisico prestante, ha affrontato i due malviventi e li ha spinti fuori dal locale, dopo averli colpiti ripetutamente. «Mi sono chiuso nel bar e ho chiamato i carabinieri perché i due hanno cominciato a devastare l’arredamento esterno del bar — ha raccontato Jiauhu Liu, che da cinque anni gestisce il bar — Quando sono arrivate le pattuglie loro erano già andati via». La disavventura sembrava terminata quando, poco prima dell’una e mezza, è esplosa la follia: Jiauhu Liu era fuori dal locale a spiegare quanto era accaduto ai quattro militari della stazione di Cusano e del Nucleo operativo di Sesto. Improvvisamente sentono una voce provenire dalla strada. «È lui, ammazziamolo».

Dopo l'urlo un primo sparo. E in sequenza altri cinque, esplosi da una Beretta calibro 9. I militari e il barista riescono a mettersi in salvo dietro alle auto in sosta. Un’altra decina di ragazzi, fermi poco lontano, si rifugiano in una pizzeria d’asporto. Un colpo fora la vetrina, altri si conficcano nelle auto e sul muro. Per fortuna nessuno va a segno. I militari impugnano le armi ma non rispondono al fuoco, pensando che avrebbero potuto mettere a rischio la vita dei passanti a quell’ora numerosi. Mentre i bossoli ancora tintinnano sull’asfalto della via Sormani, i due complici si danno alla fuga. Verranno raggiunti e arrestati poco dopo.

A sparare è stato Manuel Amoruso, il 26enne cusanese figlio di un piccolo boss locale arrestato poco più di un mese fa in un’inchiesta per diverse rapine. Amoruso era uscito dal carcere cinque mesi fa, dopo aver scontato una pena per tentato omicidio: nel 2009, nelle vicinanze della stazione di Cormano, aveva inflitto decine di coltellate a un ragazzo che lo aveva offeso. Il suo complice ha già conosciuto il carcere per droga. Ora dovranno rispondere di tentato omicidio e porto abusivo d’arma. La pistola con matricola abrasa risulta rubata in occasione di una rapina e in casa di Amoruso è stato rinvenuto un altro caricatore con quattro colpi. rosario.palazzolo@ilgiorno.net