Sale giochi, il sindaco di Bresso promette battaglia

Dopo che il Tar ha bocciato l'ordinanza restrittiva degli orari per le slot

Il primo cittadino Ugo Vecchiarelli

Il primo cittadino Ugo Vecchiarelli

Bresso (Milano), 30 maggio 2015 - "Questa sentenza ha il sapore di una sconfitta sociale, prima ancora che amministrativa". È caustico il sindaco di Bresso Ugo Vecchiarelli, che a freddo prova a commentare la decisione del Tar di annullare l’ordinanza che vincolava gli orari delle sale giochi e più in generale delle slot machine.

"Il Tar non ha annullato l’atto ritenendolo un abuso, sia chiaro questo - afferma Vecchiarelli -. Ci ha detto che le motivazioni addotte non sono sufficienti a dimostrare che il gioco d’azzardo rappresenta un’emergenza sociale sul territorio". Il passaggio contenuto nell’ordinanza e oggi "incriminato" dal Tar è il seguente: "I dati forniti dal Dipartimento dell’Asl Milano dimostrano come tale sindrome non solo sia in crescita esponenziale nell’intero territorio, ma rivela picchi più elevati, sulla base degli accessi ai Sert, proprio nei presidi sanitari di Cinisello e di Sesto, maggiormente contigui al nostro territorio comunale".

Del resto, l’ordinanza del 2014 di Bresso imponeva un vincolo agli orari (dalle 10 alle 20) simile a quello previsto in tante altre città, in primis Milano e Cinisello. In quest’ultimo Comune si è però scelto di concedere 2 ore in più la sera, evitando in questo modo di subire ricorsi.

"Non capisco come si faccia a ritenere insufficiente uno studio dell’Asl - attacca il sindaco -, che viene definito generico in quanto non si riferisce a dati bressesi. In realtà, si riferisce ai dati del Distretto Asl che comprende sia Bresso sia le realtà adiacenti". In ogni caso, l’amministrazione di Bresso si dice convinta delle sue motivazioni: "Che il gioco d’azzardo sia una patologia grave e in crescita è sotto gli occhi di tutti. Non abbiamo vietato il gioco sul territorio, ma chiediamo solo di ridurne l’attività per rendere più controllabile il fenomeno. Un obiettivo che continueremo a perseguire. Per questo, non escludiamo di ricorrere al Consiglio di Stato per ottenere una revisione della prima sentenza".