Sesto San Giovanni (Milano), 20 maggio 2015 - La lunga mattina dell’Unione Inquilini inizia alle 9 e finisce alle 14,30. Sei sfratti in programma, quattro seguiti direttamente dal sindacato anche attraverso l’avvocato Gianluigi Montalto. Due esecuzioni, gli altri slittano al prossimo mese. Si battono le mani quando l’ufficiale giudiziario pronuncia la parola "rinvio". Il dramma, però, resta. Quello di chi una casa, da ieri mattina, non ce l’ha più e di chi la perderà nei prossimi giorni, quando saranno eseguiti altri sei sfratti.
Il tour comincia in via Giusti. Quando la polizia di Stato arriva, già una famiglia di immigrati è stata costretta a lasciare l’abitazione in viale Matteotti. "Abbiamo avuto pazienza per due anni e mezzo, ora basta", sbottano i proprietari dell’intera palazzina, quattro appartamenti. "Non siamo un’immobiliare, qui ci abitiamo". L’appartamento serve per la madre che non può più stare da sola, dicono. E la famiglia affittuaria non paga più.
"Non siamo alla guerra tra poveri ma tra lavoratori", riflette Marco De Guio dell’Unione Inquilini, che accompagnato le famiglie in difficoltà. Famiglie normali, in affitto in palazzine anche di pregio, in pieno centro. "Sono storie tutte da raccontare. Perché tutti potrebbero trovarsi in questa situazione. Non sono storie di degrado economico e sociale – sottolinea De Guio – Basta un evento che sconvolge l’equilibrio e si trovano in mezzo alla strada". Il lavoro perso, come per il nucleo di via Giusti o di piazza Petazzi. Dove Soledad faceva sacrifici pur di far continuare gli studi ai figli, ma ora non basta. Oppure a sconvolgere la normalità può essere una malattia. Come nel caso della famiglia di via Vittorio Veneto. Aneurisma cerebrale per lei, difficoltà di salute pregresse per lui, un locale sui Navigli da vendere e l’affitto che non si riesce più a sostenere.
"Non prendetevela con noi, andate in Comune", dice sottovoce la proprietaria mentre l’ufficiale giudiziario concede una proroga fino al 18 giugno; in piazza Petazzi fino al 4. "Il problema è solo rimandato – protesta una ragazza incinta, lo sfratto tra pochi giorni – Sono preoccupata, non so dove andare. Oggi è toccata a loro, domani a me. È come essere in attesa di una condanna".