Giovedì 25 Aprile 2024

Espropriati dalla Rho-Monza: «Ora però pagateci»

Paderno, l'appello di due imprenditori che tra sette giorni subiranno lo sgombero di Daniela Salerno

SFRATTATI Paolo Gavazzoni e Vittorio Capuano della Igi (Spf)

SFRATTATI Paolo Gavazzoni e Vittorio Capuano della Igi (Spf)

Paderno Dugnano, 25 novembre 2014 - «Non risulta più procrastinabile la permanenza di persone e beni di codesta società nei locali dell’edificio. Vi intimiamo di lasciare l’immobile da persone e cose entro e non oltre 7 giorni». Così recita la lettera inviata da Serravalle alla Igi snc, azienda immobiliare padernese espropriata a causa della riqualifica della Rho-Monza. Sette giorni di tempo per lasciare lo stabile acquistato nell’86 in via Gramsci 156 dai due soci. Si tratta di un’area complessiva tra esterna e interna di oltre 2.500 metri quadri, una decina di unità immobiliari tra uffici e appartamenti. «Doveva essere la nostra sicurezza per la vecchiaia - spiega Paolo Gavazzoni - e invece già nel 2010 abbiamo scoperto di dover essere espropriati, a causa della riqualificazione della strada. Da allora gli inquilini che occupavano lo stabile e che ci pagavano l’affitto, saputo dell’esproprio imminente, sono andati via uno ad uno e oggi abito solo io con la mia famiglia in una parte dell’immobile mentre un’altra area è stata affittata all’azienda che si occupa dei lavori di riqualificazione della Rho Monza, la Fincosit».

Nessun dubbio sull’utilità dell’opera per i proprietari che non mettono in discussione l’esproprio, ma che vorrebbero un riconoscimento economico maggiore per l’immobile, che verrà raso al suolo per permettere il passaggio della strada. «Non siamo contro quest’opera definita strategica per Expo - spiega Vittorio Capuano -, ma vorremmo che il nostro stabile fosse valutato meglio, così da permetterci di acquistare una nuova area. La proposta economica di Serravalle è di 1.781.400,00 euro, noi crediamo valga molto di più, ecco perché non l’abbiamo accettata. L’ultima lettera che è arrivata propone di versarci il 40% della cifra ad avvenuto rilascio dello stabile, un accordo che non riteniamo sufficiente per andarcene».

Quello che i due soci chiedono è di aver versata almeno l’80% della cifra proposta per poter consentire di spostare tutto. «Io vivo qui con la mia famiglia - continua Paolo Gavazzoni - e ho anche un figlio minore, viviamo l’incubo di essere mandati via da un momento all’altro. Mi devono dare tempo per trovare uno spazio anche per le auto d’epoca che ho nell’autorimessa dietro lo stabile». «Ad oggi non siamo più proprietari di nulla - continua Gavazzoni- : da padroni siamo diventati custodi con l’obbligo di consegna delle chiavi di ogni unità, oltre al danno la beffa. La cosa più grave è che non sappiamo ancora quale sarà il nostro destino: oltre a 5 anni di mancato introito, a tutt’oggi non abbiamo incassato nulla dall’ente espropriante, neanche un acconto che possa darci la possibilità di trasferimento».

Tra sette giorni, si legge nella lettera, «la scrivente ha chiesto l’ausilio della forza pubblica per lo sgombero dell’immobile». «Stiamo operando secondo le regole - spiegano da Serravalle - comprese le modalità e le azioni di esproprio», rispetto alle quali però i portavoce della società preferiscono non entrare nel merito.