Educatrici dei nidi in rivolta a Sesto: "No ai tagli"

Per la prima volta le educatrici dei nidi sestesi si sono ritrovate sotto il palazzetto comunale per un presidio, che ha visto il sostegno di tutte le sigle sindacali (Usb, Csa, Cisl, Diccap, Sulpm, Cgil, Uil). A muovere i circa 120 dipendenti – tra precari e di ruolo – è stata la riorganizzazione voluta dal Comune di Laura Lana

La protesta delle educatrici (Spf)

La protesta delle educatrici (Spf)

Sesto San Giovanni, 23 settembre 2014 - Per la prima volta le educatrici dei nidi sestesi si sono ritrovate sotto il palazzetto comunale per un presidio, che ha visto il sostegno di tutte le sigle sindacali (Usb, Csa, Cisl, Diccap, Sulpm, Cgil, Uil). Non una protesta contro l’amministrazione, ma un appello per l’apertura di un tavolo di confronto che abbia come obiettivo la tenuta della qualità del servizio. A muovere i circa 120 dipendenti – tra precari e di ruolo – è stata la riorganizzazione voluta dal Comune e partita tre settimane fa. Una riorganizzazione che «anche questa volta fa rima con ridurre, tagliare, abbassare il livello qualitativo», spiega il volantino firmato dalle sigle in modo unitario. «L’amministrazione ci ha spiegato che, siccome sempre più famiglie decidono di usufruire del part-time 7,30-13,30, è possibile spostare alcune educatrici dalle loro sezioni e utilizzarle per il sostegno ai bambini disabili». Se fino a giugno le sezioni potevano godere di tre figure a 35 ore, una a 18 ore e una collega a 24, oggi si ritrovano una persona in meno in organico. E, quindi, più bambini da gestire. 

«Non siamo spaventate dall’aumento dei carichi di lavoro. Generosità ed entusiasmo li abbiamo sempre dimostrati – spiega Marzia Barducci, Usb -. Ma questa riorganizzazione ha un impatto sulla sostenibilità del lavoro nel medio e lungo periodo e soprattutto sulla qualità dell’educazione». Vale a dire, il livello di attenzione pedagogica di cui ogni bambino ha bisogno e l’efficacia dell’azione educativa. «Dopo anni che il settore subisce tagli, dobbiamo cercare altre soluzioni. Perché le ricadute sono su di noi, sulle famiglie e sui bimbi – sottolinea Alessandra Barbanti, Usb - Sappiamo che questa di oggi è una presa di posizione importante. Ma vogliamo che venga riconosciuta la fatica delle lavoratrici. Una fatica che si somma a quella degli anni precedenti». Elenco è presto fatto. Negli ultimi anni si è assistito alla riduzione da 8 a 4 coordinatrici sugli 8 nidi comunali, al taglio del supporto ai disabili, alla riduzione dell’equipe psicopedagogica, alla contrazione del budget per l’acquisto di materiale, all’eliminazione delle cosiddette figure jolly. Tagli che diventano ancora più pesanti, se si considera che l’età media delle educatrici è 45 anni, con nidi dove si va invece oltre i 50. «Siamo coscienti che gli enti locali vivono una situazione di difficoltà economica, che assunzioni e turnover sono bloccati e le mobilità interne molto difficili – continua Anna Villa, Cgil -. Proprio per questo, chiediamo l’apertura di un tavolo di confronto e di trattativa con l’amministrazione. Che si ascoltino le educatrici, che ogni giorno vivono la complessità dei nidi. Cerchiamo insieme strade meno impattanti, tenendo la barra dritta sulla qualità del servizio, che fino a oggi è sempre stata alta e di livello». Una bacchettata sul metodo, insomma. «Per forma mentis siamo abituate a dialogare e trovare insieme soluzioni. Non ci siamo mai tirate indietro, abbiamo sempre lavorato oltre i nostri orari e lo facciamo con passione», dicono. Stasera un nuovo presidio sotto il Comune e per ottobre la convocazione di un’assemblea dei lavoratori.