Bresso (Milano), 19 febbraio 2015 - Ventisette tende «ministeriali» montate in fila sui prati dell’ex caserma «Aldebaran» di Bresso, in una striscia di terra demaniale che sorge tra l’aeroporto civile e il Parco Nord. È tutto qui il campo profughi che da ieri sera accoglie i primi 150 migranti approdati dal Sud Italia a Milano, nel nuovo piano di smistamento deciso dal Ministero degli Interni in seguito all’intensificarsi degli sbarchi dalla Libia. Ieri pomeriggio i profughi sono arrivati a Bresso a bordo di tre autobus. Decine di occhi persi nel vuoto, a scrutare dai vetri dei finestrini quel nuovo mondo nel quale sono stati catapultati in poche ore, dopo l’inferno sui barconi, il salvataggio e lo sbarco sulle coste siciliane. I primi 150 profughi sono arrivati poco dopo le 15.30 di ieri, accompagnati su autobus scortati fin dentro la ex caserma, lontano da occhi e obiettivi indiscreti. Ne seguiranno altri, fino a un totale di 250 persone, alloggiate in tende e prefabbricati. La Prefettura di Milano ha precisato ancora ieri che il centro polilogistico della Croce Rossa di Bresso funge da luogo di smistamento.
Qui i profughi in arrivo dovrebbero essere fotosegnalati, rifocillati e visitati. Già entro 24 o 48 ore molti di loro partiranno da Bresso a bordo di pulmini più piccoli alla volta di altre province lombarde, dove saranno presi in carico da Prefetture e comunità locali. Per chi fino ad oggi è rimasto a Bresso, rassicurazioni e chiarimenti che non sono serviti a fermare le polemiche politiche. A cominciare dal governatore Roberto Maroni che ieri pomeriggio ha dichiarato: «L’intenzione del Ministero degli Interni è di mandarci qui i clandestini? Mi spiace, ma non funziona così. Noi abbiamo accolto già tanti profughi, ma non possiamo accettare che dei burocrati ci dicano cosa dobbiamo fare».
Il segretario metropolitano del Pd Piertro Bussolati definisce le parole degli esponenti regionali propaganda. E poi afferma: «Siamo concordi con il sindaco di Bresso Ugo Vecchiarelli che chiede supporto e collaborazione nella gestione dell’emergenza che, seppur sotto controllo, non può e non deve riguardare solo il suo Comune. La questione va infatti estesa all’Area Metropolitana di Milano. Convocheremo nei prossimi giorni un incontro con i rappresentanti della Città Metropolitana a cui saranno invitati anche gli assessori Pd della Giunta di Milano». Nel pomeriggio di ieri è intervenuto anche il consigliere regionale leghista Jari Colla: «Siamo ovviamente d’accordo nell’assistere chi ne ha diritto e fugge da una guerra, siamo però altrettanto determinati a rispedire al mittente quel 90% di stranieri che invece non sono altro che clandestini entrati in Italia illegalmente».
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