Sesto, Matteo Salvini contro la moschea: "Chi la finanzia?"

La Lega ha organizzato un presidio in via Luini davanti al cantiere su cui sorgerà la struttura da 2.450 metri quadri. Un'occasione anche per lanciare volata al candidato sindaco Roberto Di Stefano

Matteo Salvini con Roberto Di Stefano

Matteo Salvini con Roberto Di Stefano

Sesto San Giovanni (Milano), 19 giugno 2017 - Un pugno di supporter ha accolto Matteo Salvini, in tour tra Sesto, Senago e Lissone. Un presidio in via Luini, dove è stato attaccato lo striscione "Prima gli italiani" sulle recinzioni che delimitano l'area su cui sorgerà la grande moschea da 2.450 metri quadri. Una manifestazione sotto il sole alle 12,30 di oggi, lunedì 19 giugno, che si è poi conclusa nel bar di largo Levrino insieme ai sindaci e consiglieri dell'hinterland.

"Chi finanzia la moschea di Sesto? Se c'è dietro un Paese estremista come il Qatar, non si apre neanche mezzo metro quadro di sottoscala islamico - ha commentato il leader della Lega -. Mi sembra che questo di Sesto sia il caso. E, quindi, un sindaco sostenuto da noi metterà al centro la sicurezza e i diritti di tutti, italiani e stranieri. La moschea è l'ultima delle nostre priorità".

Salvini ha lanciato la corsa del ballottaggio di Roberto Di Stefano, candidato del centrodestra che si è apparentato con il polo civico. “La moschea già esistente, cioè il prefabbricato, è abusiva. Lo dice la Regione. Le regole sono uguali per tutti - ha concluso Salvini -. Sesto ha una grande occasione, quella di cambiare veramente. Sono convinto che gli elettori capiranno”. Presente al presidio anche Viviana Beccalossi, assessore regionale al Territorio di Fratelli d'Italia. Dopodomani, mercoledì 21 giugno, alle 12,30 sempre in via Luini arriverà Giorgia Meloni. Sit in di silenziosa protesta quello organizzato da alcuni esponenti di sinistra e di associazioni, mentre i responsabili del centro culturale islamico sono rimasti nella struttura temporanea. "Non diciamo nulla. È la campagna elettorale e ogni forza politica ha il diritto di esprimere le sue opinioni in modo democratico. L'opera, come abbiamo già ribadito, non è finanziata con i fondi del Qatar ma con i contributi dei fedeli", ha replicato l'imam Abdullah Tchina.