Sesto San Giovanni, 24 luglio 2011 - Di essere indagato, lo ha scoperto dai giornali. Anzi, da una telefonata del suo capo di gabinetto Giancarlo Castelli che, in vacanza in Puglia, aveva saputo la notizia. Alle nove del mattino per il sindaco Giorgio Oldrini è iniziato il giorno più lungo e difficile del suo mandato.

Il suo cellulare non ha avuto un attimo di tregua. Lo hanno chiamato assessori, consiglieri, esponenti politici di destra e di sinistra. Anche il sindaco di Milano Giuliano Pisapia, con un gesto di stima che Oldrini ha apprezzato molto. E poi gente comune, amici e conoscenti che volevano testimoniare affetto e solidarietà. «Grazie, grazie - ha detto innumerevoli volte Oldrini -. Ma guarda che io non ne so nulla. Mica ho ricevuto un avviso di garanzia».

Effettivamente la sua iscrizione nel registro degli indagati è stato un atto dovuto della Procura, per verificare le accuse mosse dal costruttore Giuseppe Pasini. Che, ai magistrati, avrebbe parlato di tre milioni di euro versati ai Diavoli Rossoneri, su pressione di Oldrini, a copertura di un mutuo per la ristrutturazione del Palasesto.

«Mi ha sorpreso molto leggere di quelle accuse - ha detto Oldrini -. E per varie ragioni. Pasini dice che tutto è iniziato nel 1999, quando io facevo il giornalista a Panorama e non c’entravo assolutamente nulla con l’amministrazione di questa città. E’ stato mio avversario come candidato sindaco, ora è a capo dell’opposizione, mi sembra davvero stravagante che abbia aspettato più di dieci anni per denunciare un presunto sopruso».

Oldrini, che pure ieri mattina, adombrato, sembrava accusare il colpo, si è poi rasserenato con il passare delle ore. E, di fronte alle voci di dimissioni che si sono rincorse fino all’ora di pranzo, sottolienava che lui sarebbe rimasto ial suo posto. «Certo non è facile gestire una situazione del genere, senza sapere cosa sta succedendo e perché, senza poter fare altro che aspettare», ha detto al termine di una lunga riunione all’interno del Pd, presente tutto lo stato maggiore del suo partito. «Ma sono tranquillo - ha tenuto a ribadire - perché io non ho mai preso un soldo, né per me né per il partito né per nessun altro».

E più ci pensava, più gli veniva da rigettare le accuse al mittente. «La trasformazione del Palasesto è partita ed è andata avanti un bel po’ prima che io arrivassi. Pasini aveva il figlio Luca all’interno dei Diavoli Rossoneri e persino l’allora genero Diego Cotti. Era il garante di quel mutuo, comunque c’entrava lui. Anche dopo, io non ho mai fatto pressioni perché pagasse alcunché. E poi in cambio di cosa?»

Oldrini non esclude che possa aver messo una buona parola per Mauri, che dei Diavoli Rossoneri era il presidente. «Se Mauri mi diceva che aveva problemi e che non trovava Pasini, magari io, che Pasini invece lo vedevo spesso, gli dicevo che lo stava cercando - ricorda -. D’altra parte buone parole ne ho messe tante, grandi e piccole. Come ogni sindaco che si faccia carico di tutti: di una società sportiva o di un’associazione, di un grande imprenditore come di un poveraccio. Tante volte ho chiesto, a chi sapevo che ne aveva i mezzi, di pagare le bollette per conto di qualche cittadino che veniva a chiedermi aiuto. Gente magari che aveva ricevuto lo sfratto o perso il lavoro: c’è sempre la fila fuori dalla mia porta».

E poi solo un anno fa si era speso con la Pro Sesto per cercare di salvarla dal fallimento, incontrando i curatori nominati dal tribunale di Monza, tanti possibili acquirenti, imprenditori sestesi e persino Davide Bizzi della Sesto Immobiliare, finché poi a rilevarla ci pensarono Massimo Nava e Massimo Milos.

«Se arriverà un avviso di garanzia, chiederò subito ai magistrati di essere sentito - fa sapere Oldrini -. Ho fiducia nel loro lavoro. Se e quando lo riterranno, sono pronto a rispondere a ogni loro richiesta. Tra l’altro, in qualità di sindaco, ho avuto modo di conoscere i pm di Monza, competenti e seri».