Il Lib è ormai a un passo dal tracollo. Ma un acquirente lo potrebbe salvare

Sesto, rischia la chiusura l’incubatore d’impresa nato da Milano Metropoli di Rosario Palazzolo

Il Lib è nato vent’anni facome luogo pubblico di promozione dell’economia locale tramite la condivisione di servizi tra nuovi imprenditori

Il Lib è nato vent’anni facome luogo pubblico di promozione dell’economia locale tramite la condivisione di servizi tra nuovi imprenditori

Sesto San Giovanni, 18 febbraio 2015 - L’incubatore Lib è a un passo dal tracollo. In una riunione a tratti scontata, ma pur sempre drammatica, lunedì il curatore fallimentare che da circa due anni sta tenendo accesa la fiamma dell’incubatore d’imprese di via Venezia ha comunicato gli ultimi preoccupanti aggiornamenti.

Dal primo marzo gran parte dei sette dipendenti rimasti in carico al Lib, e da due anni in cassa integrazione a rotazione, saranno licenziati. Il giudice fallimentare che da pochi mesi ha preso in mano la pratica di Milano Metropoli e del ramo d’azienda Lib avrebbe espresso difficoltà nel rinnovare la gestione provvisoria.

I contratti delle imprese ospiti sono tutti rinnovati fino al 28 febbraio, con opzioni di mese in mese. La chiusura non è stata ancora proclamata, e anzi sul tavolo del curatore rimangono una o due offerte di acquisto in sospeso che potrebbero ribaltare la situazione in extremis. «Per onestà ho comunicato alle imprese ospiti le difficoltà di gestione crescenti – spiega il curatore del fallimento, Michele Scillieri – Tuttavia rimane aperta una possibilità che stiamo vagliando con tutte le parti in causa». Il pericolo maggiore è però rappresentato dalla fuga delle imprese. Fino allo scorso anno erano ancora venti quelle ospitate sui tre piani dell’incubatore che prima del fallimento era di proprietà pubblica, dei Comuni del Nord Milano e della ormai ex Provincia.

Oggi ne rimangono sei. Solamente nella giornata di ieri altre tre imprese hanno firmato i contratti con nuovi gestori di coworking, altri incubatori d’impresa pronti ad accoglierle. Il Lib è nato quasi vent’anni fa da un’idea geniale nata all’interno dell’Agenzia di sviluppo Nord Milano (poi diventata Milano Metropoli). Una società pubblica che era nata per promuovere l’economia locale e lanciare nuove imprese, quelle che oggi si chiamano start up e che secondo il governo sono la linfa vitale dell’economia e dell’imprenditoria italiana.

Milano Metropoli è affondata tra i debiti dopo essere stata assediata dai partiti politici che hanno monopolizzato i consigli di amministrazione. Il Lib ha continuato a produrre utili anche dopo il fallimento di Milano Metropoli, dichiarato nel 2013. Venti e più aziende, che pagavano l’affitto per usufruire di servizi comuni, erano più che sufficienti. Si era calcolato che, a pieno regime, l’incubatore avrebbe potuto produrre circa 700mila euro di canoni di affitto l’anno, promuovendo servizi per circa 30 imprese e quasi 200 dipendenti. Il suo segreto vincente era la capacità di offrire un canone omnicomprensivo di tutti i servizi, e di garantire servizi di orientamento e possibilità di collaborare e aggiornarsi.

Ma questo non è bastato a salvarla. I Comuni soci si sono tirati indietro, ad eccezione di Sesto. «Non canterei ancora il de profundis – dice l’assessore alle Attività produttive Virginia Montrasio – La situazione è critica ma confidiamo che le parti in causa possano ancora giocare qualche carta. Il Comune non ha mai fatto mancare la propria attenzione e disponibilità a collaborare a proposte costruttive». rosario.palazzolo@ilgiorno.net