Lunedì 29 Aprile 2024

Delitto Benetti, l’ex custode Bilella alla sbarra a Grosseto

Via al processo contro Bilella, per l’accusa uccise la colognese: "Maturò un interesse fisico non ricambiato" di Cristina Rufini

Francesca Benetti

Francesca Benetti

Cologno Monzese, 31 dicembre 2014 - È iniziato a Grosseto il processo contro Antonino Bilella, l’uomo accusato di avere ucciso la colognese Francesca Benetti, proprietaria della tenuta dove l’imputato viveva, e poi di averne occultato il cadavere. L’imputato ha assistito in silenzio, salvo raccontare durante gli intervalli a un agente della Penitenziaria che «lui non c’entra niente».

I fatti sono stati esposti dal sostituto Marco Nassi. «La scomparsa della Benetti - ha esordito il magistrato - è dovuta a un fatto di sangue. I rapporti sono nati per lavoro e nel giro di qualche mese si sono trasformati e poi degenerati. Bilella cominciò a maturare un interesse fisico nei confronti della donna, con proposte amorose, offerte di fiori, regali fino agli approcci fisici. La molestò in più occasioni. Di fronte al rifiuto scontato della donna sono cominciati i pedinamenti e le continue telefonate. Da qui il risentimento maturato dall’uomo e la decisione della Benetti di mandarlo via, perché non curava bene la tenuta». 

Il magistrato ha poi focalizzato come sarebbe avvenuto l’omicidio. «Sono state trovate numerose e piccole macchie di sangue evidenziate dal luminol nell’appartamento in uso alla vittima – ha spiegato Nassi -, non visibili se non a un occhio esperto, dato l’evidente tentativo di lavaggio. Sangue che apparteneva alla Benetti. Mentre due macchie del sangue della donna sono state rilevate nell’auto dell’imputato. Peraltro – ha concluso il magistrato – dimostreremo come Bilella non fosse nuovo a simili comportamenti. In Piemonte, molti anni fa, importunò una ragazzina di 13 anni seguendola, pedinandola e molestandola quando la incontrava per le scale. E falsificò la firma del suo proprietario di casa, trovato morto nel 1978, in un documento per la cessione di un appartamento».

«Dimostreremo – ha replicato l’avvocato difensore Leporatti - come si tratti di un processo indiziario, e come le deposizione e le argomentazione dei testimoni che sono state sentite in fase di indagine abbiano subito un incremento di particolari man mano che il quadro probatorio si indirizzava verso Bilella. Peraltro esistevano altre persone che avevano rapporti non amichevoli con la Benetti. E i fatti di Torino vengono ricordati soltanto per suggestionare. Peraltro i dati scientifici sono frutto di contaminazione e di cattiva interpretazione». Il 15 gennaio, nella prossima udienza, la battaglia si concentrerà sull’ammissibilità delle prove.