Sesto, la madre dell'ultrà milanista in cella: "Intasiamo la posta per Kevin"

Il 18enne è accusato di tentato omicidio per gli scontri dopo la finale di Coppa Italia. E' detenuto a Regina Coeli da 24 giorni

Lo striscione dei sostenitori della Pro Sesto

Lo striscione dei sostenitori della Pro Sesto

Sesto San Giovanni (Milano), 14 giugno 2016 - Oggi saranno 24 giorni a Regina Coeli per Kevin Pirola, il 18enne sestese accusato di essere uno dei protagonisti dell’assalto al bar Jet Lag di Roma, dopo la finale di Coppa Italia fra Juventus e Milan. Con striscioni e cori il mondo sportivo cittadino fa sentire la sua vicinanza al ragazzo. Il Tribunale del Riesame ha infatti rigettato l’istanza presentata dall’avvocato Jacopo Cappetta, confermando così la custodia cautelare in carcere. A pesare è stata la testimonianza di Alessandro Palmieri, la vittima che avrebbe riconosciuto nel tifoso milanista il suo accoltellatore. "Aspetto di avere tutti i documenti. In un futuro prossimo, l’obiettivo è arrivare alla modifica della custodia cautelare", ha commentato il legale milanese. Intanto, la madre, Gisella Camporeale, lancia su Facebook un’iniziativa di solidarietà per il figlio in carcere. "È possibile scrivere a Kevin, con un telegramma, entro le 12 da lunedì a sabato: in questo modo gli verrà consegnato il messaggio, in forma di lettera, entro qualche giorno. Intasiamo la posta, così Kevin vi sentirà ancora più vicino e saprà che siamo tutti con lui". L’indirizzo è quello della casa circondariale Regina Coeli, in via della Lungara 28 a Roma.

A Sesto lo aspettano i genitori, il fratello di 12 anni Mirko, gli amici ma anche i tifosi della Pro Sesto e delle altre squadre di calcio. Domenica pomeriggio sui cancelli e sugli spalti dello stadio Breda è stato così appeso uno striscione. "Giustizia per Kevin", si leggeva sul lenzuolo bianco. "Kevin libero", intonavano i cori dei partecipanti al "Memorial Vito Porro", dedicato al tifoso sestese scomparso prematuramente qualche anno fa. In campo, a dare un gesto di solidarietà al giovane accusato di tentato omicidio, c’era la curva della Pro Sesto e le tifoserie gemellate al club biancoceleste.

"Stanno detenendo ingiustamente un ragazzo innocente", continua a dire la madre Gisella. L’ordinanza di custodia cautelare, confermata al Riesame, parla di "notevolissima pericolosità sociale". "Sembra di poter affermare - si legge - che l’indagato, come molti altri soggetti giovanissimi spesso coinvolti in episodi di violenza da stadio, sia totalmente immerso in una logica di contrapposizione tra tifoserie calcistiche che gli impedisce di rendersi conto della gravità delle azioni commesse".