Sesto, General Electric un anno dopo: già 200 posti tagliati

Dura la Fiom di Milano: "Mentre le lavoratrici e i lavoratori "festeggiano" un mese di presidio giorno e notte, nella sede centrale il gruppo dirigente di GE festeggia l'anniversario dell'acquisizione"

 Il gazebo dei dipendenti Ge  davanti al cancello d'ingresso dello stabilimento

Il gazebo dei dipendenti Ge davanti al cancello d'ingresso dello stabilimento

Sesto San Giovanni (Milano), 27 ottobre 2016 - «Benvenuti nella grande famiglia di General Electric». Era lo scorso 2 novembre quando la multinazionale statunitense rilevò il ramo Power da Alstom. Poco tempo dopo una delegazione della dirigenza andò a fare visita ai lavoratori. «Arrivò il Comitato di benvenuto, guidato dal responsabile dei siti produttivi europei, John Davenport - ricorda Stefano Pavan, uno degli operai -. In pieno stile americano, con traduttore simultaneo e collegamenti in videoconferenza, ci hanno detto che entravamo a far parte della grande famiglia di General Electric e che per noi non sarebbe cambiato nulla, almeno per il primo anno». In dono, una polo e un cappellino per ciascuno dei dipendenti. A meno di un anno di distanza, invece, i lavoratori fanno i conti con la decisione drastica di Ge, di chiudere il sito di Sesto San Giovanni, che spazza via 320 posti di lavoro. Per quest’anno, 249 esuberi ridotti poi a 211.

I licenziamenti, completati o in corso, sono già 130. Ottanta con «supporto economico»: un incentivo all’esodo per non impugnare il «recesso». A un’altra cinquantina di operai e impiegati, invece, è stata inviata la lettera di benservito. Cinquanta, a detta dell'azienda, sono stati «ricollocati» in altre sedi. «Bisogna però tenere conto di 36 dimissioni volontarie, tecnici e ingegneri che sono andati via, avuta notizia della riorganizzazione - sottolinea Stefano Sfregola, delegato sindacale Fiom -. Una parte del service e dell’amministrazione funziona ancora: per il momento sono fuori dalla mobilità, ma Ge ha annunciato negli incontri in Assolombarda che intende chiudere tutto il sito: è solo questione di tempo». A questa decisione hanno cercato di opporsi sindacati, Comune e Regione, sollecitando l’intervento del Governo. Cinque incontri in sette mesi, ma le trattative al Mise sono finite per ora nel nulla.

Dal canto suo, Ge Italia rivendica di «aver seguito in modo scrupoloso e trasparente le procedure e gli adempimenti di legge» e di «aver messo a disposizione ogni soluzione possibile per mitigare l’impatto sui dipendenti», tra cui la ricollocazione in altre Regioni. E ora «il management sta procedendo al completamento del piano di ristrutturazione, come condizione essenziale per garantire la continuità delle proprie attività».

Altrove, ma non a Sesto che, da una cessione all’altra, rischia di perdere una delle fabbriche più antiche. Contro questa prospettiva, i lavoratori stanno presidiando giorno e notte lo stabilimento, ormai da un mese. Sperano ancora che qualcuno rilevi l’attività. A Firenze è stato sottoscritto l’accordo tra Regione Toscana e Ge per il potenziamento del Nuovo Pignone: 600 milioni di investimenti, con finanziamenti pubblici. «Ora trovate una soluzione per Sesto» hanno rimarcato i coordinatori nazionali del gruppo Ge Oil&Gas, chiedendo che sia salvata fabbrica e occupazione.

Sulla vicenda è intervenuta duramente la Fiom di Milano: "Esattamente un anno fa, General Electric acquisiva il settore dell'energia di Alstom. Esattamente due mesi dopo l'acquisizione GE presentava il suo piano a base di 6500 esuberi in Europa e dichiarava la sua intenzione di chiudere lo stabilimento di Sesto San Giovanni e licenziare centinaia di lavoratori. Oggi, mentre le lavoratrici e i lavoratori di Sesto San Giovanni "festeggiano" un mese di presidio giorno e notte per salvare l'attività del sito, a Milano, nella sede centrale di GE, il gruppo dirigente ha invitato i dipendenti superstiti (licenziati esclusi, ovviamente...) a festeggiare l'anniversario della brillante operazione di acquisizione. Non c'è limite al cinismo".