Maxi moschea a Sesto, sancito l’addio. Ora resta un vuoto: il Restellone

Sul quartiere abortiti tanti progetti di rilancio "produttivo"

Il sindaco Di Stefano a un presidio “no moschea”

Il sindaco Di Stefano a un presidio “no moschea”

Sesto San Giovanni (Milano), 20 luglio 2017 - Un'enorme distesa a confine con l’autostrada, la ferrovia e il ring Nord. Dopo lo stop al progetto della grande moschea da 2.450 metri quadri, così torna sulle carte l’area del Restellone. Un’area su cui per decenni le amministrazioni hanno annunciato ipotesi di riconversione, ma che è sempre rimasta vuota e senza funzioni. Da oltre dieci anni si parla di una riqualificazione che punti sulla produzione per i 16.600 metri quadrati al di là del ponte.

"Distretto artigiano" era stato ribattezzato dalla Giunta Oldrini, senza però che una sola zolla di terra si muovesse. Poi, verso la fine dell’amministrazione Chittò, l’idea fu ripresa in mano. Il settore Demanio per due volte ha bandito una gara per la concessione del diritto di superficie in via Luini, per individuare un operatore economico. Prima che il bando fosse pubblicato, tre soggetti avevano manifestato interesse. Tuttavia, alla competizione nessuno si fece avanti con un’offerta nonostante il prezzo del terreno - concesso per 30 anni - fosse stato ribassato per arrivare a 1.109.468,82 euro. Troppo oneroso per un imprenditore: oltre alla somma a base d’asta, a carico del privato anche la bonifica e le opere di urbanizzazione primaria. Senza contare l’obbligo di presentare un piano di intervento, con un iter burocratico che avrà scoraggiato ulteriormente i possibili contendenti. Difficile che, dopo quasi 15 anni, la neo amministrazione voglia ritentare su questa strada. Tuttavia, ora il Comune rischia di ritrovarsi nelle mani una maxi area, che comprende anche quella su cui doveva sorgere la moschea.

Nei prossimi giorni partirà la lettera di diffida con le contestazioni di inadempienze nei confronti del centro culturale islamico. Inadempienze che avrebbero determinato la scelta di non prorogare la concessione edilizia e che potrebbero portare alla decadenza della convenzione. Il terreno, a quel punto, tornerebbe nella piena disponibilità del municipio. Che si ritroverebbe un’area ripulita e bonificata, dopo i lavori (e i costi) sostenuti dalla comunità musulmana. E tra gli obblighi a carico del centro islamico c’era proprio la realizzazione della strada di collegamento al fantomatico distretto produttivo.

Intanto, dall’opposizione arrivano i primi suggerimenti. "Se davvero il centro islamico fosse responsabile di gravi inadempienze, allora l’amministrazione bene ha fatto ad assumere questa decisione – commenta Sandro Piano, capogruppo Lista Popolare X Sesto ed ex assessore al Demanio che si occupò della partita -. In questo caso, siamo pronti a sostenere l’iniziativa. Occorrerà che le parti si rimettano al tavolo per trovare una soluzione condivisa al fine di assicurare il diritto di preghiera con la realizzazione di un edificio adeguato alle dimensioni della comunità locale e rispettosa delle sopravvenute esigenze di sicurezza interna e internazionale. Di certo il progetto approvato può ritenersi superato anche per noi". Tradotto: una mini moschea, magari proprio al di là del cavalcavia al posto del distretto artigiano, come avevano chiesto a suo tempo i residenti.