Sesto San Giovanni, soldi in cambio di lavori. Indagati dipendenti del Co.Re

Chiedevano la stecca a un fornitore per affidargli i lavori, questa l’accusa della Procura di Monza

Marco Cipriano guida il Co.Re

Marco Cipriano guida il Co.Re

Sesto San Giovanni (Milano), 2 ottobre 2016 - Chiedevano soldi a un fornitore per affidargli i lavori. È questa l’accusa della Procura di Monza nei confronti di alcuni dipendenti di Co.Re, il consorzio che gestisce il termovalorizzatore e, fino a pochi mesi fa, anche la raccolta di rifiuti a Sesto. Le indagini erano scattate dalle denunce presentate a dicembre 2013 dalla stessa azienda, in accordo con i Comuni soci. Le ipotesi di reato sono corruzione e peculato: gli episodi avrebbero coinvolto alcuni dirigenti e dipendenti delle passate gestioni. Ora la Procura ha concluso una prima parte dell’inchiesta. «Da un primo esame della documentazione – si legge in una nota di Co.Re -, si evince chiaramente che i copiosi accertamenti istruttori svolti dalla magistratura hanno riscontrato le ipotesi accusatorie all’epoca denunciate, facendo emergere altre criticità tuttora al vaglio degli investigatori». A breve è attesa la decisione del gup su un eventuale rinvio a giudizio.

All'interno della società, ci sono già stati provvedimenti disciplinari nei confronti degli indagati. Delle tre persone coinvolte, una aveva già cambiato azienda ai tempi della denuncia, mentre le altre due sono state licenziate dopo un percorso di verifica interna. «La vicenda nasce su fatti antecedenti al 2013, che ci sono stati resi noti da una lettera di un fornitore che raccontava queste condotte irregolari e di aver pagato dei dipendenti per ottenere dei lavori – spiega Marco Cipriano, amministratore unico di Co.Re -. Ho portato la missiva dai carabinieri e iniziato un percorso di messa in sicurezza della società». Due livelli paralleli: l’inchiesta giudiziaria e un procedimento interno di contestazione delle condotte, analizzate alla luce di un’analisi interna. «Non abbiamo perso tempo e abbiamo adottato tutti gli strumenti che la legge prevede anche al fine di prevenire la commissione di attività illecite, con l’obiettivo di tutelare lo svolgimento del servizio pubblico – sottolinea Cipriano -. Ad esempio, abbiamo subito estromesso i due dipendenti dalle commissioni di gara e interdetto i loro rapporti con le aziende esterne». Quando, però, gli accertamenti hanno dato più di un riscontro sulle accuse, si è deciso il licenziamento. Ora, i due ex dipendenti hanno presentato ricorso davanti il giudice del lavoro.