Sesto, la storia cittadina nei drink sotto casa / FOTO

La birra “Parco Nord” e il “Sesto Mule” oltre all’aperitivo “San Giovanni”. Nei loro fiori all’occhiello, i locali celebrano l’ex Stalingrado

Brindisi al Consorzio Birre

Brindisi al Consorzio Birre

Sesto San Giovanni (Milano), 5 novembre 2017 - Drink made in Sesto, per ogni occasione. Dietro i banconi, i barman della città hanno creato le loro ricette per un omaggio al territorio. La mappa del beverage sestese inizia al Bar Bis di piazza Petazzi angolo via Dante con un bicchiere frizzante prima di pranzo. Limone, spumante, un gusto dolce "e una ricetta rigorosamente segreta, come tradizione che si rispetti", spiega Luigi Barbanti (nella foto sotto). L’aperitivo dagli ingredienti top secret si chiama “San Giovanni” in onore al patrono. "È nato proprio durante la festa, il 24 giugno. C’erano qui i commercianti della piazza ad assaggiarlo. Uno di loro ha detto ‘Dobbiamo chiamarlo così’ e l’idea mi è piaciuta".

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Il percorso continua al Bitter Caffé di piazza della Repubblica. Qui il pre dinner è il Sesto Mule: Campari, lime, ginger beer e tanto ghiaccio. "Ho rivisitato il Moscow Mule, in un periodo che andava molto di moda - racconta Raoul Murero (nella foto sotto), che gestisce il locale con la sorella Tania -. E poi, da sestese, amo il Campari. Ho frequentato anche l’Accademy per i barman. Diciamo che sta bene con tutto". La red passion accomuna i sestesi. "I nostri clienti bevono per lo più prosecco, Spritz e birra: insieme fanno l’80 per cento della richiesta. Ma il rilancio dell’Americano da parte di Campari, per il suo anniversario, lo ha fatto tornare prepotentemente alla ribalta, dopo quache anno di stanca".

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Dopo cena l’ultima tappa porta al Consorzio Birre di via Rovani. Oltre ai liquori, Andrea Palermo, Daniela Grassi e Marco Pessina hanno iniziato a produrre anche delle birre artigianali. "Le facciamo produrre secondo le nostre indicazioni da birrifici di nostra conoscenza tra Desio e Cuneo, dove lavora anche un sestese. Volevamo tre gusti differenti e il pubblico sembra gradirli". La prima nata è la San Farlerfo, una lager german style di 4,7 gradi a bassa fermentazione. "Un nome quasi impronunciabile, che è lo storpiamento del mio fatto da Marco", rivela Palermo. C’è poi la Rossa del Parco Nord, una strong ale da 7,5 gradi con luppoli americani, ideale con i salumi.

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Nell’etichetta, il parco diventa una donna dalla chioma rossa. Infine, la Bianconiglio, una white ipa di 5,5gradi con frumento e luppoli neozelandesi. "Il riferimento è ad Alice nel Paese delle Meraviglie. Esistono tante white rabbit, anche italiane, ma dal nome sempre inglese. Abbiamo voluto farne una nostrana".