Cinisello, la storica fornaia del Golosone va in pensione

La panetteria però non chiude ma verrà gestita da una coppia di provata esperienza

Laila Viganò davanti alla vetrina del Golosone

Laila Viganò davanti alla vetrina del Golosone

Cinisello Balsamo (Milano), 11 gennaio 2017 - Quel foglio scritto a mano, fotocopiato qualche centinaio di volte per avere la certezza di raggiungere tutti i clienti, nessuno escluso, ha quel sapore genuino del passato, delle “cose che restano”, anche se il tempo passa. «Noi ringraziamo di cuore i nostri cari clienti che riteniamo parte di una grande famiglia. Grazie per le emozioni, per la pazienza, per la comprensione e la vicinanza che ci avete regalato nei belli e brutti momenti. Grazie anche da parte di chi non c’è più ma, ne sono certa, vi direbbe grazie con tutto il cuore».

Laila Viganò ha scelto queste parole per salutare le famiglie che per decenni sono entrate nel suo negozio di piazza Gramsci 51: ieri è stato il suo ultimo giorno di lavoro dietro al bancone de Il Golosone, aperto 72 anni fa dai suoceri e gestito da lei (insieme al marito, fino al 2013) per 43 anni. Una processione continua all’ombra del campanile di Sant’Ambrogio. La voce si è sparsa velocemente e in molti sono voluti passare anche solo per un saluto. Lei ha risposto a tutti con un sorriso, una pergamena, una piantina, qualche pasticcino e anche qualche lacrima. «Come farò adesso a portare le focaccine ai miei nipoti?», scherza la signora in fila davanti al bancone. «Beh, cambia un po’ la vita anche a me. Sono ormai anni che vengo qui tutti i giorni», replica un uomo, ordinando rosette e michette. «Non me ne vado, mi vedrete ancora. Abito qui dietro l’angolo, starò qui ancora per un bel po’ di tempo», assicura lei, scherzando, per smorzare la tensione.

Anche perché il suo Golosone non chiude, «lascia il posto a una nuova generazione», per usare le sue stesse parole. Dopo la morte del marito nel 2013 Laila è rimasta sola e il figlio ha deciso di prendere altre strade: così il panificio è stato rilevato da Massimo e Teresa, che hanno già un forno in piazza Costa e a Cormano. «Andare avanti negli ultimi anni è stato davvero complicato», ammette Laila con un sospiro, mandando indietro la memoria agli ultimi decenni.

«La città è cambiata molto, ma in realtà tutto il sistema è cambiato. La gente non premia più la qualità ma la comodità. Qui a Cinisello poi abbiamo sofferto particolarmente: sono arrivati parecchi centri commerciali e poi ci sono stati i lavori della piazza e della tranvia. Anni duri, ci è stato impedito di lavorare al meglio, una lunga agonia», racconta mentre continua a stringere le mani ai clienti che continuano il via vai dalla piazza, quella che poco più di dieci anni fa è stata completamente rifatta e a breve verrà nuovamente rimessa a nuovo. Un’altra famiglia di commercianti che lascia. Barzetti, Preatoni, Meda: solo negli ultimi anni a decine hanno abbassato la serranda per sempre. Complice la crisi ma anche il progressivo abbassamento della qualità delle vetrine del centro storico. «Passo il testimone a qualcuno che è già avviato», dice Laila a proposito dei nuovi gestori che hanno deciso di scommettere su piazza Gramsci e prendere in mano la penna per continuare a scrivere questa lunga fiaba di farina, acqua e passione che affonda le radici nel secolo scorso.