Cinisello Balsamo: Alberto, vivere senza limiti oltre la sindrome di Down

La malattia non gli ha impedito di studiare e lavorare. Un libro lo racconta

Alberto Meroni

Alberto Meroni

Cisniello Balsamo (Milano), 17 febbraio 2018 - Quel cromosoma in più non gli ha mai impedito di vivere una vita piena. Non gli ha impedito di andare a scuola, di ottenere il diploma all’Istituto alberghiero, di avere degli amici, di amare la pallavolo non solo come sport ma così tanto da diventare ultrà di una squadra di Serie A e “assistant coach” di due formazioni giovanili. E neppure di trovare lavoro in uno dei ristoranti più di successo di tutto il Nord Milano. Quel cromosoma in più lo ha fatto diventare il protagonista di un libro, scritto da suo papà Ezio, edito da San Paolo, distribuito nelle librerie in questi giorni. È la storia, non la favola perché è tutto vero, di Alberto Meroni, 24 primavere, il sorriso stampato in faccia sotto quegli occhiali che gli cadono spesso sul volto e lui tira su col dito medio, un’immensa voglia di vivere la sua vita. Con un cromosoma in più.

A Cinisello Alberto vive con mamma Ornella e papà Ezio, volto noto in città. Studia senza perdere un colpo e poi si diploma. La cucina è uno dei motori che pompa sangue nelle vene di Alberto che grazie all’Associazione Il Sorriso di Cusano Milanino ha avuto l’occasione di conoscere quelli che ora sono diventati i suoi datori di lavoro. Cristina Clerici e Marco Mocarelli, titolari del ristorante Hortus di Milano, in un certo senso nato attorno all’incontro con Alberto. «C’era la mia passione per il cibo e la voglia di aprire un ristorante. Ma anche il desiderio di dare vita a un progetto sociale. Poi quella cena di San Valentino con Il Sorriso: al nostro tavolo servì Alberto. Fu tutto subito chiaro», racconta Cristina. Che ha assunto Alberto che si divide tra cucina e sala. «L’incontro con Alberto, che fanno anche i clienti, aiuta a ribaltare la visione della vita». Titolari e colleghi non gli fanno sconti. Il suo cromosoma in più non è un alibi. E lui lo sa, ama il suo mestiere e se lo tiene stretto. «È un sogno avercela fatta. Mi fa stare bene lavorare. Qui poi è come una seconda famiglia».

Alberto si muove autonomo tra i fornelli e i tavoli come su un campo da volley, forse il suo primo vero amore. Qui il colpo di fulmine scoppiò quando l’Asystel Milano si allenava e giocava i match di Serie A al palazzetto dello sport di Cinisello. «Oggi sono capo ultrà del Monza. I giocatori mi conoscono bene. Gioco nella squadra di Special Olympics e andrò ai campionati nazionali in estate. E poi sono assistente di un allenatore che segue due squadre del consorzio Vero Volley, una Under 13 maschile e una Under 14 maschile», racconta Alberto. Ascoltarlo è tutta vita. Quella che è raccontata in “Scoprirsi Down” di papà Ezio.