Cinisello, cento assunti in tre anni

Il successo della fondazione di Geico

Ali Reza Arabnia

Ali Reza Arabnia

Cinisello Balsamo (Milano), 14 dicembre 2017 - In una società dominata da un’economia di mercato basata fondamentalmente su fatturati e indici di Borsa, appare bizzarro che un’impresa si prenda la briga di finanziare la formazione e l’assunzione di giovani, anche quando non strettamente necessari alla sua attività. Ma la Geico, società ingegneristica leader mondiale nel settore dell’automotive (impianti di verniciatura per la fabbricazione di auto) è persino andata oltre. Nel 2014 ha costituito una fondazione che in pochi anni ha consentito l’inserimento al lavoro di oltre cento giovani, coinvolgendo altre imprese del territorio (sono circa 60 quelle che collaborano) e finanziando in proprio tutte le spese di formazione e inserimento del personale.

Una rivoluzione che ha un profondo senso etico del fare impresa e che il patron di Geico, Ali Reza Arabnia (manager di fiera origine persiana) ha voluto con tutte le sue forze con l’obiettivo di «restituire al territorio ciò che gli ha dato negli anni» proprio grazie alla forza lavoro che ha fatto crescere la sua azienda. La fondazione Pardis (Paradiso in persiano), naturalmente senza scopo di lucro, è guidata dalla figlia di Ali Reza, Irene Arabnia che ha ben chiari gli obiettivi da raggiungere.

«L’obiettivo della fondazione è quello di fornire opportunità di occupazione per i giovani tra i 18 e i 30 anni che per qualche motivo nel corso della loro carriera hanno perso un’occasione o non sono mai riuscirti a sfruttare le loro potenzialità – racconta Irene – Cerchiamo di guidarli e di metterli in contatto con le imprese, favorendo le condizioni ottimali affinché l’inserimento vada a buon fine». Il progetto chiamato Gate Bridge, era nato già nel 2010 quando Arabnia ha cominciato ad assumere giovani nella sua azienda, che occupa soprattuto personale ingegneristico per la progettazione d impianti. «In una prima fase mio padre aveva pensato a 20 o 25 giovani, ma nel frattempo sono diventati 40 – confessa Irene – In teoria si trattava di professionalità non necessarie in quel momento, ma l’esperienza ci ha dimostrato non soltanto che la loro presenza ha generato nuove necessità, ma ha portato soprattutto una ventata di aria fresca, con nuove idee che hanno arricchito l’azienda». Da qui, il progetto si è esteso alle aziende del territorio con la collaborazione dell’Afol. Ne son state interpellate circa 200 e tra queste almeno 60 oggi partecipano all’inserimento di giovani con la collaborazione della Fondazione.