Sesto, il Comitato: "Non c'è prezzo per i morti dell'amianto"

Le famiglie degli operai della Breda sono state risarcite. Ma le parti civili attaccano: "Non siamo in vendita"

La manifestazione di protesta

La manifestazione di protesta

Sesto San Giovanni (Milano), 31 marzo 2016 - Risarcite le famiglie dei lavoratori morti di amianto. Succede nel processo in corso, che vede alla sbarra 10 dirigenti della Breda Termomeccanica/Ansaldo di Milano, accusati dell’omicidio colposo di 12 lavoratori esposti per anni alla fibra killer. Nei giorni scorsi, l’azienda ha raggiunto una transazione economica con gli eredi delle ex tute blu. "Gli avvocati dell’Ansaldo/Breda hanno manifestato al nostro legale la volontà di aprire una trattativa per risarcire anche le parti civili presenti nel processo, fra cui il nostro comitato insieme a Medicina Democratica e Associazione Italiana Esposti Amianto - rivela Michele Michelino, ex bredino e portavoce del comitato per la Difesa della salute nei luoghi di lavoro e nel territorio -. Noi, come sempre, non siamo in vendita e abbiamo dato mandato all’avvocato di rifiutare qualsiasi offerta economica". La prossima udienza, davanti al giudice Simone Luerti della 9° Sezione Penale del Tribunale di Milano, è fissata al 28 aprile. Dopo due anni di rallentamenti, il processo ha visto in questi mesi una sfilata di testimoni. C’è l’operaio, passato poi agli uffici del Personale, che racconta l’uso di "teli e materassi in amianto nelle lavorazioni dei pezzi a caldo" per mantenere la temperatura, in un "ambiente polveroso in cui gli operai si pulivano con la canna dell’aria compressa per andare in mensa, senza cambiarsi la tuta". Fra un turno e l’altro, non si pulivano i reparti e gli addetti continuavano così a operare in spazi sporchi. Il tessuto d’amianto, infatti, si usurava e creava polvere che gli stessi operai raccoglievano con la scopa. Le pulizie del reparto avvenivano a secco, l’ambiente di lavoro era molto polveroso e le mascherine di carta, che in alcuni casi venivano fornite, si impregnavano tanto da non far respirare chi le indossava.

C'è poi il vecchio medico del lavoro dell’infermeria interna di fabbrica, che era anche il coordinatore dei medici. L’anziano ha riconosciuto che nelle lavorazioni a caldo si usavano guanti in amianto alluminizzato e che spesso si usuravano e si rompevano. C’è poi il rappresentante sindacale, in Breda dal 1974 fino al 2003 con mansioni di saldatore. Ha ricordato che su 119 volontari, sottoposti a visita in quel periodo, 13 risultarono malati per esposizione da amianto. Ha raccontato che, durante la lavorazione, l’amianto si sfaldava e che già dal 1970 si poneva il problema del materiale killer all’interno della fabbrica. In questi due mesi sono stati ascoltati una quindicina di testi: alcuni sono malati di placche pleuriche e altri di tumori. "Queste persone sono state interrogate sulle condizioni di lavoro, d’igiene e sicurezza nella fabbrica. Ognuno di loro ha dichiarato di non essere mai stato informato dall’azienda del rischio amianto - sottolinea Michelino -. Saldatori e operai delle lavorazioni a caldo, dei trattamenti termici, del nucleare, ma anche di altri reparti, hanno spiegato di avere usato l’amianto fino al 1986. Altri ancora fino al 1996".