Sesto San Giovanni, 12 maggio 2014 - Nel termovalorizzatore di Sesto San Giovanni si bruciano da anni rifiuti radioattivi. Nuda e cruda, la notizia emersa nelle ultime settimane grazie ad un’interrogazione del gruppo consiliare del Movimento 5 Stelle, desta non poche inquietudini e preoccupazioni.

L’aspetto positivo di questa vicenda è che dal 2011 ad oggi, questi rifiuti potenzialmente dannosi per la salute umana, vengono riconosciuti e bloccati all’ingresso dell’impianto sestese di via Manin e avviati ad una speciale procedura di smaltimento. Quello più oscuro è legato a un quesito: perché questi rifiuti continuino ad arrivare al termovalorizzatore di Sesto che, di regola, è autorizzato a smaltire rifiuti domestici.

Comune e CoRe (il consorzio pubblico sovracomunale che gestisce il termovalorizzatore), hanno risposto in modo articolato ai quesiti dei grillini, dichiarando che tra il 2012 e il 2013 sono stati almeno 44 i casi di “tentato accesso” di rifiuti radioattivi. Si tratta generalmente di scarti di farmaci, oppure di vestiti, pannoloni e garze che provengono da pazienti dimessi da ospedali e case di cura. Insomma, di casi in gran parte accidentali di inquinamento radioattivo che solo in parte sono riconducibili direttamente alle attività di strutture sanitarie. Soltanto in 11 casi si è superata la soglia di 1 mbq (mega-becquerel), mentre in un caso si è arrivati all’indice record di 30 mbq, per rifiuti provenienti da Segrate.

Dal 2011 in avanti, il Core ha seguito una procedura di smaltimento concordata con Asl e Arpa che prevede l’isolamento del materiale segnalato fino al decadimento della radioattività, per poi procedere all’incenerimento. In caso di persistenza, il materiale viene inviato a società specializzate. Sono state anche inviate diffide agli enti sanitari che si servono del servizio del CoRe. Argomentazioni che non convincono del tutto gli aderenti al Movimento 5 Stelle e che aprono le porte a valutazioni importanti sul futuro dell’impianto sestese.

«Innanzitutto nessuno è in grado di dirci quanti rifiuti radioattivi abbiamo bruciato e respirato fino ad oggi – attacca Serena Franciosi, capogruppo consiliare dell’M5S – L’altro elemento inquietante è legato al fatto che questi rifiuti continuano ad essere conferiti in modo costante. Evidentemente in questo termovalorizzatore si conferiscono rifiuti di ogni tipo per garantirne la sostenibilità». Proprio mentre il CoRe sta vivendo il suo momento di maggiore incertezza, con una richiesta di risarcimenti da 8 milioni di euro dall’Autory dell’Energia, i grillini lanciano l’invito a compiere un passo politico coraggioso: «È chiaro a tutti che in Lombardia c’è un eccesso di termovalorizzatori. Quello di Sesto è vecchio e, ci risulta che la gestione sia più onerosa rispetto agli impianti più moderni. Si chiuda per sposare una politica di rifiuti zero – dice la Franciosi -. Sesto è tra le poche città in Italia che non praticano la raccolta differenziata dell’umido domestico. Quei rifiuti che potrebbero essere recuperati, finiscono bruciati nel forno a caro prezzo».