Cologno Monzese, 19 aprile 2014 - «Quest'area aziendale è terra di nessuno per il Comune, terra di sofferenza per le imprese costrette a viverci». È una richiesta d’aiuto ma anche una denuncia quella che si alza da viale Spagna, nella piccola zona industriale al numero 45. Ventidue aziende, dalla tipografia ai magazzini fino al centro meccanico, i cui proprietari non riescono più a lavorare in sicurezza a causa di un problema vecchio di anni e trattato in più occasioni dalle cronache.

Perché tra i capannoni, in realtà, non ci sono solo aziende ma anche strutture trasformate in case. Il cui proprietario, dopo aver avuto molti problemi con la giustizia ed essere passato anche dal carcere, non è più in grado di gestire la situazione. «In realtà fin dall’inizio ci sono stati non pochi problemi di convivenza, oggi diventati ingestibili — spiegano Rolando Giannì e Damiano Signori, due dei 22 proprietari delle aziende che si trovano nell’area — Il primo problema, che ci preme sia risolto al più presto, è la presenza di una vera e propria discarica a cielo aperto in cui, siamo certi, è stato abbandonato anche dell’Eternit. Proprio nel cortile in comune e dove si affacciano aziende e strutture diventate case».

Il Comune è stato interpellato più volte ma, al momento, la discarica è ancora lì. «Ci era stato detto che il proprietario dell’area doveva occuparsi dello smaltimento, poi però è stato arrestato (nell’ottobre 2012, ndr) e da lì abbiamo cominciato a rivolgerci al Comune per chiedere aiuto — spiegano gli imprenditori — All’inizio ci era stato assicurato che in poco tempo sarebbero intervenuti, poi però più nulla».

Una vicenda complicata, quella di viale Spagna, che ha visto l’arresto del proprietario proprio perché accusato di alcuni incendi dolosi che sarebbero stati appiccati nell’area industriale per intimidire chi non pagava o forse per riscuotere le assicurazioni sugli immobili. «Quando i clienti vengono da noi, spesso hanno timore di varcare il cancello tanto questa area è degradata e frequentata da dubbie presenze — dicono gli imprenditori — Quello che chiediamo al Comune è un intervento, prima di tutto per liberare la zona dalla sporcizia e da materiali potenzialmente pericolosi non solo per la nostra salute ma anche per chi abita in zona, e un maggiore controllo di chi vive qui, verificando l’effettiva regolarità della loro presenza». Se non saranno ascoltati, i proprietari dell’azienda promettono battaglia: «Ci presenteremo sotto le finestre di Villa Casati fino a quando non ci saranno date risposte serie». chiara.giaquinta@ilgiorno.net