Paderno Dugnano (Milano), 12 marzo 2014 - Ha patteggiato un anno e quattro mesi con la sospensione della pena. Antonella Montagnini, la vigilessa di Paderno Dugnano accusata di accesso abusivo a sistema informatico nell’ambito dell’inchiesta della procura antimafia di Palermo, volta a stringere il cerchio sul clan Messina Denaro, tra poche ore tornerà in libertà. Così ha deciso il giudice dell’udienza preliminare Cesare Vincenti, dopo aver analizzato la posizione dei 22 imputati e le richieste di riti alternativi.
Antonella Montagnini ha chiesto di patteggiare. Inizialmente pubblico ministero e difesa avevano concordato una pena di un anno e sette mesi.

«Il Gup ha accolto le nostre osservazioni, chiedendo di riformulare la pena e riconoscendo le attenuanti generiche. Si è quindi deciso di abbassarla ulteriormente a un anno e quattro mesi — spiega l’avvocato difensore Giuseppe Bellanca —. La pena è stata sospesa e nelle prossime ore sarà emesso l’ordine di liberazione, senza menzione della condanna. Nella decisione ha influito la condotta della mia assistita, che in passato non ha mai avuto problemi con la giustizia e che anche in questi mesi ha sempre tenuto un comportamento corretto».

Dal 13 dicembre, dopo la maxi operazione della Dda di Palermo, la vigilessa era ai domiciliari. Aveva subito ammesso di aver interrogato il database a disposizione delle forze dell’ordine due volte, fra il 2008 e il 2011, verificando tre targhe per conto dell’ex cognato siciliano Nicolò Polizzi che si sentiva pedinato e che oggi è accusato di associazione mafiosa. «Si è resa complice di questo atto — continua Bellanca — ma lo ha fatto per paura. Il giudice ha capito la situazione. Siamo soddisfatti della sentenza, sono stati mesi difficili per lei». La vigilessa è stata sospesa dall’incarico. È ancora presto per capire se tornerà o meno a indossare la divisa o quali provvedimenti disciplilari saranno intrapresi dal Comune. «Aspettiamo l’ordine di liberazione in queste ore, il resto si vedrà poi — conclude l’avvocato —. Ora è a casa con i familiari, che non l’hanno lasciata sola e presto potrà riprendere la sua vita».