Paderno Dugnano, 30 luglio 2013 - Eureco, una tragedia per fare soldi. «Merlino - scrive il giudice - svolgeva la gestione dei rifiuti in modo totalmente illegale, con netta, evidente prevalenza del fine di lucro». Giovanni Merlino, 61 anni, era il titolare dell’azienda di Paderno Dugnano dove a novembre di tre anni fa il rogo seguito a un’esplosione provocò quattro morti tra gli operai. La voglia di fare più soldi trattando rifiuti pericolosi che avrebbe solo dovuto stoccare, «ha comportato ovviamente aspetti di frode “formale” quale la falsificazione dei formularie l’attribuzione ai rifiuti di codici “di comodo” che consentissero un più agevole ed economico smaltimento».

Non usa giri di parole il giudice Antonella Bertoja nelle 32 pagine di motivazioni appena depositate, per spiegare le ragioni della condanna con rito abbreviato a 5 anni di carcere per omicidio colposo plurimo inflitta a Merlino. I pm Manuela Massenz e Piero Basilone, che hanno coordinato le indagini sulla “Thyssen milanese”, avevano chiesto per lui - che rispondeva anche di una lunga serie di imputazioni in tema di rifiuti e sicurezza sul lavoro - sei anni e mezzo di pena. «Il quadro complessivo di sistematiche violazioni ascrivibile a Merlino è di assoluta gravità», osserva Bertoja. E anche quando si tratti di semplici contravvenzioni, «sono state ravvisate nella forma dolosa proprio in quanto deliberatamente, si direbbe “scientificamente” poste in essere in vista di un unico determinato scopo, il profitto».

Ecco perché Merlino non merita, a parere del giudice, le attenuanti generiche. Tanto più che «già in passato presso Eureco vi erano stati incendi di piccole o medie dimensioni» così che l’imputato «era stato posto nelle con dizioni di avere una diretta percezione della effettiva esistenza e dell’elevato e concreto pericolo che nella sua società, ai suoi lavoratori, accadesse proprio quello che poi in realtà è accaduto». Non era la prima volta, del resto, visto che nel 2005, in un’azienda analoga di cui Merlino era amminsitratore, «un lavoratore era deceduto a causa delle ustioni riportate in un incendio scaturito dalla miscelazione di rifiuti». Lui se l’era cavata con un patteggiamento di pena. Stavolta, senza lo sconto automatico di un terzo legato al rito abbreviato, la condanna sarebbe stata a 7 anni e mezzo di carcere.

Alle parti civili costituite nel giudizio, familiari e parenti delle vittime e dei feriti, alcuni dei quali difesi dall’avvocato Gigi Mariani, il gup Bertoja assegnò tre mesi fa risarcimenti provvisori tra i 30 mila e i 200 mila euro. L’esplosione che tre anni fa provocò l’incendio che avvolse i lavoratori, conferma il giudice nelle motivazioni, fu provocata dalle miscelazioni non autorizzate a cui il titolare dell’Eureco sottoponeva i rifiuti pericolosi manipolati dagli operai in violazione delle norme di sicurezza. A morire dopo giorni di agonia con il corpo devastato dalle ustioni furono Harun Zeqiri, 44 anni, Sergio Scapolan, 63, Salvatore Catalano, 55 e Leonard Shehu, 37. Altri tre dipendenti rimasero feriti in modo grave.