Sesto San Giovanni, 3 giugno 2013 - Uno dopo l’altro, i piccoli italiani figli di stranieri sono saliti sul gigantesco palco del Carroponte. Prima una piccola delegazione, poi un fiume in piena di sorrisi, flash, vestiti eleganti, quelli che mamma e papà tirano fuori generalmente per le cerimonie. Perché quella di ieri è stata una giornata di festa. A Sesto la festa della Repubblica si è sommata alla cittadinanza onoraria conferita a una delegazione di bambini e ragazzi, che sono nati in Italia da genitori di altri Paesi.

«Sesto senza frontiere» l’hanno ribattezzata Comune e Radio Popolare, che hanno messo in piedi una vero e proprio evento culturale insieme a una marea di sponsor: Coop Lombardia, UniAbita, Arci Milano, CentroSarca e Comitato genitori e docenti per la scuola pubblica.
In tutto sono 2.382 i bambini (1.115 femmine e 1.267 maschi) che rappresentano 62 nazionalità e che nei giorni scorsi dal sindaco Monica Chittò hanno ricevuto una lettera tradotta in arabo, spagnolo, francese, inglese, ucraino, russo, cinese e romeno. Ieri hanno ottenuto l’attestato di cittadinanza e hanno indossato la spilla «cittadina onoraria» e «cittadino onorario».

«Questo è un virus contagioso: stiamo diventando tutti italiani», ha commentato Fiammetta Casali di Unicef, l’ente che ha lanciato la campagna «Io sono come tu. Tutti uguali davanti alla vita, tutti uguali di fronte alle leggi», a cui hanno aderito già 250 Comuni. A sfoggiare la sua spilla bianca c’è Aisha che parla solo in italiano, anche se i suoi genitori sono marocchini. C’è Genesis che tifa il Milan. C’è Amin che ha un fratello che parla in dialetto milanese e lavora come ingnere in un’azienda che ha scritto la storia di Sesto, la Breda.


«Questo è il Paese che vorrei. Anzi, è l’Italia che già esiste, ma che aspetta solo di essere riconosciuta», il commento del sindaco a fine giornata. Presenti il console romeno, quello delle Mauritius e, con due lunghi messaggi, il presidente della Camera Laura Boldrini e il ministro dell’Integrazione Cécile Kyenge, che ha ricordato che «l’Italia è un Paese multiculturale e un crocevia di popoli fin dalle sue origini».

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