Sesto San Giovanni, 5 aprile 2013 - Un nuovo filone giudiziario, tutto sestese. Oggetto: il mancato recupero delle ex cave Falck e Melzi. A occuparsene sarà il pm Giulia Rizzo che, come i colleghi Walter Mapelli e Franca Macchia, titolari dell’inchiesta sul cosiddetto Sistema Sesto, fa parte del pool di magistrati monzesi dedicato alla «criminalità economica»: reati societari, contro la pubblica amministrazione, ambientali. Sulla sua scrivania è finito l’esposto inviato a metà febbraio dalla sezione sestese del movimento «Salviamo il paesaggio, difendiamo i territori» insieme al circolo di Legambiente, al comitato Parpagliona e alla Rete salute e territorio. Un corposo dossier, che ripercorre la storia delle cave, i riferimenti alle leggi che avrebbero dovuto portare alla loro riqualificazione, il loro stato attuale. E che chiede di verificare se qualcuno, e chi, ne deve rispondere.

«A distanza di 30 anni dalla cessazione delle attività estrattive, non è stato attuato alcun intervento di recupero ambientale, previsto dalle normative fin da allora in vigore» hanno sottolineato i comitati. Rimarcando come 13 anni siano trascorsi anche dall’inizio del procedimento di bonifica. Da quando, cioè, «è stato riscontrato il superamento dei valori soglia di contaminazione nella cava Melzi-Parpagliona ed è stato previsto l’inserimento nel sito di interesse nazionale della cava ex Falck». I comitati hanno scelto la strada giudiziaria «per sollecitare l’avvio delle necessarie attività di bonifica e recupero ambientale delle cave e l’accertamento delle responsabilità del caso, ricostruendo e documentando l’evolversi dei fatti».


«Il tema posto è quello dei ritardi spaventosi che non sono da paese civile - ha spiegato Fabio Corgiolu, alla presentazione dell’iniziativa di Salviamo il paesaggio -. L’esposto serve a controllare anche quanto si farà: se decideranno di portare lì dentro i terreni delle bonifiche e come, vista la vicinanza col fiume». L’auspicio del comitato è tutt’altro: la messa in sicurezza delle cave; nessun riempimento, ma l’utilizzo come vasca di esondazione del Lambro, in caso di necessità; l’inserimento a tutti gli effetti, non solo sulla carta, nel parco della Media valle del Lambro.

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