Sesto San Giovanni, 12 agosto 2012 - Forse un altro, sabato, avrebbe timbrato il cartellino senza pensare più al suo lavoro fino alla fine delle ferie. A settembre. Antonio Crisafulli, invece, era un poliziotto vero. Di quelli che non si tolgono mai la divisa, di quelli che scattano subito se qualcuno ha bisogno. Non è la retorica di una morte tragica e incredibile a suggerire queste parole, ma la storia dell’ispettore capo falciato da due macchine sull’Autosole a Fano mentre cercava di aiutare un altro automobilista che si era ribaltato sulla carreggiata opposta.

Crisafulli ha lasciato l’ufficio sabato pomeriggio: doveva andare in ferie con la moglie e i due figli di 4 e 12 anni. Ha fatto poca strada, domenica. La sua vita è finita nel tentativo di salvare un altro in pericolo. L’ispettore vede la scena e non esita: blocca la macchina, famiglia a bordo, sulla corsia d’emergenza, salta il new jersey per raggiungere il ferito, non fa in tempo: viene falciato da due auto spuntate fuori all’improvviso alla velocità tipica dell’autostrada. Crisafulli è morto sul colpo. La notizia è rimbalzata al commissariato di Sesto nella tarda mattinata di ieri, pochi minuti dopo il tragico epilogo.

«Antonio era così, lo riconosco in quel gesto: se doveva aiutare qualcuno non esitava, anche se rischiava la vita», raccontano increduli e scossi i colleghi. «Chinque lo conoscesse sapeva bene che non si risparmiava, quello che Antonio ha fatto ieri non ci sorprende, era nel suo Dna». La sua storia parla per lui: negli anni ‘90 era stato insignito di un prestigioso premio intitolato al generale dei carabinieri Carlo Alberto Dalla Chiesa dopo un gesto eroico. Era alla Volante, allora. «Salvò una bambina che il padre voleva gettare dal balcone», aggiungono i colleghi mentre mostrano le foto appese alle pareti della sua stanza, all’anti crimine, dove prestava servizio da tempo. «Mentre gli altri aspettavano, Antonio, da solo, si era arrampicato sulla scala dei pompieri ed aveva preso la piccola».

Di episodi di questo tenore ce ne sono tanti. A Cinisello, qualche anno fa, si era gettato in un incendio per salvare una persona. «Era irruento e istintivo, ma così per bene», ancora i colleghi. Mentre il tam tam telefonico avvisa l’intero Commissariato dell’accaduto, fra le stanze di Sesto non ci si dà pace per il destino di una famiglia colpita così duramente. «Antonio è la dimostrazione più concreta di quell’affermazione che vuole i componenti delle forze dell’ordine sempre al servizio degli altri — dice commosso il dirigente del commissariato Sergio Vollono —. La sua morte ci tocca profondamente: il suo è stato il sacrificio di una persona coerente con i suoi valori, anche fuori servizio. Il pensiero va alla moglie e ai figli».

Proprio per offrire sostegno ai parenti, ieri mattina, il dirigente di polizia, in accordo con il questore Alessandro Marangoni, ha inviato un equipaggio del commissariato a Fano per le pratiche del caso. Un altro collega, in quelle ore si trovava sulla via per le vacanze. Ha interrotto subito il viaggio e si è diretto a Fano per offrire sostegno. Mani tese anche dal Comune. Il sindaco Monica Chittò ha telefonato subito a Vollono per esprimere cordoglio e offrire tutta la sua collaborazione. «Credo che un atto così possa venire solo da un animo generoso», ha detto il primo cittadino, figlia di un poliziotto.
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