Paderno Dugnano, 13 luglio 2012 - È emergenza sfratti nel Nord Milano. Anche a Paderno sono in continuo aumento le persone che, non riuscendo più a far fronte all’affitto, si trovano senza un tetto sopra la testa. Ad oggi sono trentacinque i casi segnalati e seguiti dal Comune. La metà è in graduatoria per le case comunali, sintomo del collasso economico di molti. Dodici di queste famiglie sono già fuori casa: c’è chi ha trovato una soluzione temporanea, chi ha affidato i bambini ai nonni e vive in uno scantinato o, ancora, otto persone, costrette a convivere in un bilocale.

«Purtroppo questa è solo la punta dell’iceberg — spiega l’assessore ai Servizi sociali di Paderno Alberto Ghioni —. Confrontandoci sul piano di zona di Garbagnate e con gli altri Comuni della zona purtroppo sappiamo che siamo sulla stessa barca. Ma questo non ci consola. Con i Servizi sociali stiamo seguendo i diversi casi e cercando soluzioni, ma è difficile». Anche perché la disponibilità di case popolari non è sufficiente a rispondere nemmeno alle situazioni più estreme.

«Sono 213 le persone in graduatoria — continua l’assessore —. Nel 2011 sono stati assegnati sette appartamenti, quest’anno quattro». Numeri troppo esigui. Paderno ha 230 case comunali e 300 dell’Aler. «Dal 2012 abbiamo inserito un capitolo speciale dedicato al sostegno abitativo all’interno del fondo «Le persone prima». 

I soldi a bilancio sono sempre gli stessi ma almeno non abbiamo tagliato alcun servizio — continua l’assessore —. Sappiamo che queste non sono soluzioni ma palliativi: è come trovarsi davanti una ferita da cannone e curarla con dei tamponcini, ma stiamo cercando di fare il possibile». Ed è caccia a nuove case. «Un grosso lavoro è stato fatto segnalando gli appartamenti inutilizzati e vuoti. In particolare collaborando con Aler per la loro ridistribuzione — spiega Ghioni —. In alcuni casi sono vuoti perché serve una manutenzione e per questo stiamo trovando un accordo per far affrontare agli inquilini le prime spese e scomputarle dall’affitto. Un meccanismo per velocizzare la distribuzione degli alloggi». 

All'orizzonte c’è un progetto ambizioso. «Insieme ad alcune associazioni e ad altri Comuni vicini stiamo studiando l’ipotesi di creare “case per l’emergenza” affidando camere temporanea (dai sei mesi a un anno) con una cucina comune per permettere alle famiglie di ricostruirsi una vita e cercare un nuovo lavoro senza avere la preoccupazione del tetto e, al contempo, accompagnarle in un percorso di crescita». Capitolo a parte il Pgt, oggi allo studio: «Stiamo lavorando per incrementare l’housing sociale nella riqualificazione delle aree dismesse».

simona.ballatore@ilgiorno.net