Sesto San Giovanni, 17 dicembre 2011 - Oggi Giorgio Paolo Bazzega si immagina Walter Alasia come un ragazzo di 20 anni terrorizzato, nel momento in cui il 15 dicembre 1976 sparò contro suo padre, uccidendolo. «Non un pazzo, non un mostro, ma l’esempio di quello che può succedere a un giovane». Sono passati 35 anni, da quando Giorgio è rimasto senza papà. Maresciallo dell’antiterrorismo, Sergio Bazzega morì insieme al vicequestore di Sesto Vittorio Padovani dopo un blitz all’alba scattato per catturare il brigatista Alasia, nell’appartamento dei genitori in via Leopardi 161. Un pezzo della sua vita Giorgio l’ha passata a «odiare quel ragazzo di vent’anni». Ma ancora di più «Renato Curcio, che armò Alasia».

Aveva due anni e mezzo nel 1976. Mamma Luciana all’inizio non gli raccontò nulla. «Ma avevo capito. Anche se all’inizio pensavo che fossero stati i compagni di mio padre. E così, quando venivano a casa a trovarci, mi nascondevo dietro al divano e con la mia pistola giocattolo gli sparavo contro». Giorgio Bazzega, il figlio di quell’«esempio di polizia che ci deve essere in democrazia», come è stato definito, si è messo a nudo davanti agli studenti dell’Erasmo Da Rotterdam. L’infanzia senza il papà che ti accompagna al pullman per partire in gita, l’adolescenza passata a trovare nella droga un’anestesia. La depressione e quella lista di ex brigatisti usciti di prigione. Le serate a fare boxe per prepararsi a vendicarsi, «perché io li volevo uccidere davvero».

L’ESEMPIO del padre, la disintossicazione, l’emersione dalla depressione e l’arrivo del cane Tony, al suo fianco anche nel faccia a faccia con Curcio, al centro sociale della Barona, a 50 metri da casa sua. «Lui doveva guardarmi in faccia. E io dovevo capire se avevo concluso il mio percorso. Avevo paura che gli avrei messo le mani addosso. Che non mi sarei mai liberato dal suo condizionamento. Per decenni è stato l’oggetto del mio odio». Invece Giorgio gli ha addirittura dato una pacca sulla spalla. «Avevo davanti il cervello delle Br. Codardo, impaurito, fingeva di non aver mai conosciuto mio padre. Sono andato via libero. Non ero più un loro schiavo».