Cologno Monzese, 14 dicembre 2011 - Tutto è cominciato la scorsa estate a Cologno Monzese, dopo che i carabinieri della Compagnia di Sesto San Giovanni hanno ricevuto la soffiata di un giro di patenti facili che veniva alimentato anche da un’autoscuola locale. Dopo che dal 3 gennaio 2011 è entrata in vigore una norma che prescrive l’obbligo di eseguire in lingua italiana gli esami per il rilascio della patente, qualcuno aveva pensato bene di mettere in atto un semplice stratagemma per garantire la licenza di guida anche a quegli stranieri che farebbero fatica a sottoporsi agli esami teorici e pratici nella nostra lingua.


Il sistema utilizzato per ingannare la legge non è stato svelato dagli investigatori, che mantengono il riserbo su tutta l’indagine.Tuttavia è chiaro che il giochetto avveniva grazie a un accordo tra le autoscuole e qualcuno dei funzionari della Motorizzazione civile di Milano, che evidentemente si prestava a semplificare il cammino di chi era disposto a sborsare soldi. Tanti soldi, per guidare senza passare gli esami come tutti gli altri.
Una stecca di almeno 2.500 euro. Questo parrebbe il prezzo richiesto agli stranieri per ottenere il documento, assolutamente originale e valido.


Infatti l’organizzazione non si limitava a rilasciare patenti fasulle ma riusciva a registrare regolarmente quelle nuove, attestando addirittura il superamento del test informatico di teoria e di quello pratico quando invece non erano mai stati neppure affrontati.Dall'estate scorsa, quando i carabinieri del Nucleo operativo di Sesto hanno cominciato a eseguire i primi rilievi e i riscontri nelle agenzie, il giro di malaffare è cresciuto e si è diffuso. Potrebbero essere centinaia le patenti rilasciate con questo sistema da autoscuole del Milanese e della Brianza.
I militari hanno raccolto testimonianze e riscontri investigativi giudicati preziosi. Ieri mattina sono scattate le perquisizioni ufficiali, sia nelle agenzie sospettate sia negli uffici della Motorizzazione civile di Milano e del distaccamento di Monza.


Sarebbero almeno venti gli indagati e tra questi figurerebbero operatori di Cologno, Seregno, Brugherio e Milano. Non è escluso che l’indagine sia soltanto all’inizio e che le perquisizioni eseguite ieri mattina abbiano fornito nuovi elementi capaci di ampliare la rete.Del resto  l’ipotesi tracciata dagli inquirenti è quella che il gruppo di operatori e funzionari agisse in modo organizzato. Per questo l’ipotesi di reato su cui si sta lavorando è di associazione a delinquere finalizzata alla corruzione e alla falsità ideologica di pubblico ufficiale.