Cologno Monzese, 16 ottobre 2011 - “C’è un albero per ogni uomo che ha scelto del bene” e nove sono quelli che Cologno ha voluto celebrare con l’inaugurazione del Giardino dei Giusti di tutto il mondo. Un semplice cippo piantato nel cuore parco che è già intitolato alla memoria di un campione della storia come Aldo Moro: intorno una corona di giganti, nove alberi, nove torri verdi dedicate ad altrettanti eroi del bene. Una costellazione di vite con la lettera maiuscola.

Nomi di oggi, come Vittorio Arrigoni, testimone dei diritti del popolo palestinese, che ha lasciato al mondo il monito “Restiamo umani”; Anna Politkovskaja, voce indipendente della Russia putiniana; Palden Gyatso, monaco buddista prigioniero per 33 anni delle carceri cinesi; Moeshe Bejski, magistrato israeliano e presidente della Commissione dei Giusti di “Yad Vashem”; Gino Strada, anima di Emergency; Aminatou Ali Ahmed Haidar, “Marianna” dell’indipendenza del popolo Saharawi.

E i nomi di ieri, impressi a chiare lettere nella storia: il sacrificio di Salvo d’Acquisto, che salvò 22 persone da una rappresaglia nazista; Idris Hamid Awate, primo comandante del Fronte per l’indipendenza dell’Eritra; Padre Ezechiele “Lele” Ramin, missionario comboniano in Brasile, assassinato nel 1985 per il suo impegno in favore della lotta dei piccoli agricoltori contro i latifondisti. Sono questi i nove giusti che da ieri illuminano con il loro monito un parco senza recinti né confini, un “monumento verde” affidato alle cure del gruppo degli scout Agesci. Il palco è stato quello delle grandi occasioni: in piazza i vertici di Villa Casati, guidati dal sindaco Soldano, carabinieri e polizia locale, Avis e Protezione civile.

A scoprire le targhe di questi giganti del bene un gruppo di ambasciatori della pace: l’attore e drammaturgo Moni Ovadia; Egidia Beretta Arrigon, sindaco di Bulciago e mamma di Vittorio; Choephel Tamding, per la “Tibet Culture House” di Cologno; Hamdid Kandud, esponente del fronte Polisario del Saharawi; padre Alberto Pelucchi, vicario generale dei padri Comboniani in Italia, insieme ad Antonio e Paolo Ramin, fratelli di “Lele”; Matteo Giuffrida, coordinatore dei gruppi Emergency dell’Alto Milanese; Michael Kidane, presidente della Consulta per la Pace cittadina; il tenente Fabio Valentini. Duecento i cittadini presenti, un esercito che ha preso parte insieme alle autorità a uno dei momenti più emozionanti della cerimonia: la trasformazione di via Visconti in un sentiero di giustizia. Come fosse un’onda arcobaleno, sulla strada è stato steso un maxi-vessillo di 150 metri, una doppia bandiera che unisce il tricolore a quella della pace e che simboleggia l’impegno della città della difesa dei diritti umani. L’appuntamento ora è per il 16 ottobre 2012, quando la città affiderà a un altro albero del giardino la memoria di un altro eroe della giustizia.