Cinisello Balsamo, 7 agosto 2011 - L’ombra torbida del serial killer non aveva mai abbandonato fino in fondo le sorti di Antonio Giordano, l’imbianchino sestese che il 25 maggio scorso è stato accusato di aver seviziato e ucciso una lucciola all’interno di un box della periferia di Cinisello Balsamo, al numero 9 di vicolo Villa Rachele. Quell’orrendo delitto che le forze dell’ordine hanno collocato all’interno di un’esistenza votata alla frequentazione ossessiva e anche violenta della prostituzione, oggi torna a far temere che Antonio Giordano possa aver ucciso più di una prostituta.

A pensarlo, sebbene si tratti solamente di una ipotesi investigativa, è la procura di Lecco che ieri ha formalmente chiesto ai colleghi della procura di Monza gli atti relativi ai rilievi scientifici compiuti dai Ris di Parma su quello che è stato ribattezzato il box degli orrori, il piccolo garage che Giordano aveva trasformato in una sorta di scabroso pied a terre, e sui resti della povera lucciola romena, Gianina Ganfalianu, di 42 anni.

I magistrati di Lecco intendono confrontare i reperti biologici raccolti sul luogo dell’uccisione di Gianina Ganfalianu, e soprattutto il Dna dell’assassino, con il materiale biologico che era stato isolato in tre casi di omicidio di giovani prostitute avvenuti a Lecco tra il 2007 e il 2008. In una stagione di morte, vennero ritrovate tre ragazze uccise e abbandonate nei boschi del lecchese. Tre casi che sono rimasti irrisolti e sui quali gli investigatori non vogliono lasciare intentata nessuna via. Nei giorni che seguirono l’omicidio cinesellese, questa ipotesi era stata avanzata da più parti. Ma fino ad ora non aveva mai trovato un riscontro in atti ufficiali.

Oggi, la richiesta della procura lariana apre formalmente il procedimento, anche se non esistono elementi formali in grado di collegare i fatti. Tuttavia si dovrà attendere ancora del tempo prima di poter effettuare il confronto. Perché le analisi condotte dai carabinieri del Ris di Parma non sono state ancora completamente consegnate e messe agli atti della procura di Monza. Ricordiamo che Antonio Giordano aveva parzialmente ammesso le sue responsabilità sulla morte della prostituta romena, definendolo l’esito di un gioco erotico finito male. Ha sempre rifiutato, invece, l’etichetta di serial killer, dicendosi estraneo ad altri fatti. Ad accusarlo di violenze nei confronti delle prostitute che assoldava nelle strade di Sesto ci sono anche due lucciole africane che hanno testimoniato in tribunale le brutalità subite.