Cinisello Balsamo, 25 agosto 2011 - «Ci vorrebbero leggi più severe». Quante volte, dopo l’ennesima strage sulle strade, in preda a rabbia e sgomento ci si lascia andare a commenti simili a questo. Quasi che l’uso delle punizioni esemplari possa rappresentare la soluzione a tutti i problemi della strada. A Cinisello Balsamo c’è chi la correlazione tra l’inasprimento delle norme e l’effetto sull’incidentalità lo ha studiato dal punto di vista sociologico e i risultati sono stati sorprendenti e tutt’altro che incoraggianti.

Massimiliano Brunini, sottufficiale istruttore del comando di polizia locale di Cinisello Balsamo, ha trasformato questi studi nell’argomento per una tesi di laurea mettendo in luce i limiti e i difetti di una delle norme del Codice della strada che comunque è considerata tra le più riuscite degli ultimi anni: la patente a punti.

Il sottoufficiale non si è limitato a chiedersi quanto la patente a punti abbia influito sul numero di incidenti che avvengono sulle strade di Cinisello. Nella sua tesi sociologica ha fatto un passo in più, ossia verificare quali effetti «collaterali» ha provocato l’introduzione della patente a punti. A distanza di 8 anni (la patente a punti è entrata in vigore a metˆ del 2003), è ormai chiaro che la sottrazione dei punti e più ancora la minaccia di ritiro del permesso di guida hanno prodotto una progressiva riduzione di tutte le principali violazioni. In macchina si corre di meno, perché gli autovelox sono sempre di guardia.

Si indossano le cinture di sicurezza e in molti casi non si parla nemmeno al telefonino. Ma, come si dice, non sono tutte rose, perché dallo studio di Massimiliano Brunini è risultato chiaro e inequivocabile che l’inasprimento delle sanzioni ha prodotto pericolosissime devianze come quella della diffusione dei pirati della strada, ossia di chi fugge dopo aver provocato un incidente.

I numeri sono più chiari di qualsiasi spiegazione. Se nel 2001 a Cinisello si erano registrati 1.047 incidenti e le violazioni dell’articolo 189 (omissione di soccorso) erano state 9, nel 2009 il numero di incidenti è sceso a 778, mentre la violazione dell’articolo 189 è salita a 62 casi. Praticamente, nel periodo pre «patente a punti», gli automobilisti che fuggivano dal luogo dell’incidente erano meno dell’1%. Oggi il fenomeno riguarda oltre l’8% degli incidenti. Un dato che risulta in continua crescita tanto che nel 2004 erano 16, e sono diventati 52 nel 2006. L’incremento dei casi di chi scappa «per non pagare pegno», ossia per non rischiare di perdere la patente, è stato dell’800%, mentre la riduzione di incidenti prodotta dalla e nuove norme (oltre che dall’attività di prevenzione della polizia locale) è stata del 30%.

Brunini definisce questi fenomeni una «devianza» che va combattuta senza rinunciare alle norme, ma potenziando la prevenzione e l’informazione. «È chiaro che l’introduzione della patente a punti è servita a modificare in meglio molti comportamenti sulla strada - spiega il sottoufficiale -. Dunque sarebbe assurdo tornare indietro. Tuttavia non è sufficiente limitarsi a produrre delle norme sempre più severe, ma si deve fare informazione per diffondere una cultura della correttezza alla guida. Non è un caso che spesso le omissioni di soccorso siano commesse da stranieri che guidano con patenti false o con documenti non convalidati in Italia».