Sesto San Giovanni, 3 agosto 2011 - Si trattava di denaro da usare per i viaggi in Italia e all'estero: cosi' Filippo Penati, ex vice presidente del Consiglio Regionale ed ex responsabile della segreteria del leader del Pd Pier Luigi Bersani, ha giustificato gli 11 mila euro in contanti che custodiva in casa, in banconate dal taglio di 50 e 100 euro, rinvenuti dalla Guardia di Finanza lo scorso 20 luglio durante le perquisizioni disposte dalla Procura di Monza nell''ambito dell'indagine su un presunto giro di tangenti per la realizzazione di operazioni immobiliari
sulle aree ex Falck e Marelli.

"I contanti trovati - ha precisato Penati  - non erano in diversi posti ma nella mia camera da letto e sono disponibilita' personali non riconducibili ai fatti che mi sono contestati, vecchi di 12 anni fa. Tengo quel denaro a disposizione per eventuali spostamenti in Italia e all'estero''. Ha poi aggiunto: ''Desidero chiarire tutto
questo per evitare suggestioni che non hanno nessuna ragione d'essere. Ribadisco la mia totale estraneita' ai fatti  contestati'' che per Penati si sono tradotti nelle accuse di corruzione, concussione e finanziamento illecito ai partiti.

Gli 11 mila euro trovati dalle Fiamme Gialle, da quanto e' stato riferito, nonostante il sequestro non paiono
al momento essere riconducibili alle vicende per cui Penati e' finito sotto inchiesta con almeno altre venti
persone. Invece, da quanto si e' saputo, nelle otto perquisizioni di due settimane fa e' stato rinvenuto materiale
definito ''interessante'' e che ora e' al vaglio di inquirenti e investigatori.

Intanto i pm monzesi Walter Mapelli e Franca Macchia non molto tempo fa hanno convocato in qualità di testimoni i collaboratori e le segretarie di Piero Di Caterina per 'decriptare' nomi e sigle segnati accanto alle
cifre riportate sui documenti contabili che lo stesso imprenditore ha consegnato durante gli interrogatori resi un
anno fa in Procura a Milano. Nomi come ''Big Bruno'', ''Presidente'' e sigle come ''V/P'' o ''DG'' su cui Di Caterina
(anche lui indagato) e' stato interrogato parecchie volte anche dai pm di Monza i quali mesi fa hanno, inoltre, sentito Diego Cotti: si tratta di un altro imprenditore ed ex politico sestese che avrebbe dato un contributo alle indagini e confermato la richiesta di 20 miliardi di lire che sarebbe stata avanzata dall'amministrazione comunale, come ha denunciato anche il suo ex suocero Giuseppe Pasini, per agevolare l'acquisto e la riqualificazione  delle aree ex Falck.

Sulla vicenda oggi e' intervenuto il sindaco di Sesto Giorgio Oldrini, anch'egli indagato assieme al direttore
generale del Comune Marco Bertoli. Il primo cittadino ha ribadito di non aver ricevuto alcun informazione di
garanzia, cosi' come il dirigente comunale, e ha rivendicato la propria innocenza.