Cologno Monzese, 22 maggio 2011 - C’è «la torre che fa incollare tutti ai televisori», Mimmo che cerca un altro lavoro, Titti che ha un tetto a un passo dal centro e Toto che dorme sulla panchina. «Che stramba gabbia di matti che sembriamo ai visitatori» canta Luca Aleotti, in arte Grido, colognese doc del gruppo rap «Gemelli diversi», che ha deciso di dedicare alla sua città un’intera canzone: «Cologno Beach», traccia contenuta nel suo primo disco da solista «Io Grido» uscito lo scorso 3 maggio e in pochi giorni al vertice delle classifiche.

Una canzone che ai colognesi non può che essere familiare, con i tanti riferimenti alla vita di provincia che Grido adora e che non scambierebbe mai con quella della snob Milano. Un testo divertente, pieno di colori, come lo definisce lui stesso, una sorta di inno a quella città che tutti gli avevano descritto tanti anni prima, quando a 9 anni è arrivato a Cologno Monzese con la sua famiglia, come il Bronx di Milano e che invece si è rivelato l’unico luogo dove per lui vale la pena mettere radici.

«Questo è il mio primo disco da solista e non poteva mancare un regalo alla mia città, il luogo dove sono cresciuto, dove c’è la mia famiglia e i miei amici storici, dove ho vissuto la mia adolescenza e dove la mia passione per la musica è nata fino a portarmi dove sono arrivato oggi — racconta Grido —. A differenza di molti artisti cresciuti in provincia a cui stanno un po’ strette le loro origini, io sono orgoglioso di essere colgnese e per questo ho deciso di continuare a vivere qui, anche una volta raggiunto il successo e la maturità professionale e personale».

Cologno Monzese non è solo il luogo dove Luca Aleotti è cresciuto, ma anche dove oggi lavora e in cui ha preso forma il suo nuovo disco. «Ancor prima di comprare i mobili per la casa nuova, ho fatto insonorizzare una stanza che è poi diventata il mio studio di pre-produzione. È qui che ho scritto e arrangiato le mie canzoni e dove è nato il mio primo lavoro da solista». Un disco, «Io Grido», che rappresenta un nuovo inizio per Grido: «È da anni che tutti mi dicono “È arrivato il momento, devi farlo”. Anche mio fratello, J-Ax (Alessandro Aleotti, ndr) continuava a ripetermi che ero abbastanza maturo per provare a fare il salto. La scorsa estate, dopo tanto pensare, mi sono detto: ci provo. Mi ero preparato al peggio e invece è arrivato il meglio».

Tra i fondatori del gruppo Gemelli diversi, per Luca Aleotti l’album «Io Grido» (su etichetta Rca/Sony Music, produzione musicale THG) è stato un salto nel buio visto il successo che dalla fine degli anni ‘90 a oggi ha raccolto con la formazione storica. E invece le soddisfazioni sono arrivate immediate, a distanza di qualche settimana: «La risposta del pubblico è stata molto positiva, sono contento, vuol dire che abbiamo fatto un buon lavoro. Per me questo disco è come se fosse un primo figlio: un nuovo inizio che non esclude il percorso con i Gemelli diversi, con i quali c’è ancora molta strada da percorrere».

Anche se l’esperienza musicale lo sta portando lontano, è a Cologno Monzese che Grido ha deciso di rimanere. «A questa città mi legano tanti ricordi: il parco Area 38 (quartiere Stella, ndr), dove ci ritrovavamo nella mitica compagnia dove sono cresciuto, l’Itis Leonardo Da Vinci, dove mi guardavano storto perché ero quello che parlava in rima, faceva le tag sui muri e portava i pantaloni bassi. E poi i tanti personaggi che ancora oggi si vedono per strada e che ho voluto raccontare nella canzone “Cologno Beach”. Credo in quello che ho scritto: “Via di là, vieni qui a Cologno Beach”, perché questa è una città colorata, con un’anima, dove mi sento a casa». Con il fratello J-Ax, fondatore della Spaghetti Funk Crew, Luca vorrebbe realizzare un sogno: portare a Cologno Monzese la musica e l’arte dei writer in piazza, magari proprio in quel parco dove da ragazzi hanno passato le loro serate, tornandoci da protagonisti.

«Abbiamo già preso contatti con l’Amministrazione comunale e l’assessore alla Cultura, Anna Fortunato, ci ha detto che le piacerebbe organizzare con noi un evento dedicato ai giovani. Oggi c’è un problema, che accomuna tutte le città, piccole o grandi che siano: gli spazi all’aperto non vengono più vissuti dai ragazzi, che preferiscono rimanere chiusi in casa connessi ai social network convinti di avere mille amici senza capire che, invece, sono soli. Ecco, sarebbe bello che la musica e l’arte, come è stato per noi, diventassero di nuovo uno strumento per avvicinare i ragazzi alla vita reale e ai rapporti umani e non virtuali. Sarebbe bello che Cologno si trasformasse per tre giorni in una piccola Woodstock — legale, ovviamente! — dove ci si possa incontrare, ascoltare buona musica e conoscere l’arte del writing. Un sogno che spero, con l’aiuto delle istituzioni colognesi, di poter realizzare presto». E magari sarà anche l’occasione per sentire le note di «Cologno Beach» risuonare nella città che l’ha ispirata. L’appello è stato lanciato, ora tocca al Comune rispondere. In rima, ovviamente.