Paderno Dugnano, 30 aprile 2011 - Oltre trecento persone, fiaccola in mano, un’unica voce: «Basta morti sul lavoro e di lavoro in nome del profitto». Dall’Ispra, passando per la Lares, e arrivando in piazza della Resistenza. «Ancora troppo pochi, ma è un primo passo. E se la città non esce, saremo noi a far entrare la nostra voce e la nostra luce dalle finestre, portando un messaggio forte: il grido di chi dice basta».

Così, gli organizzatori dell’Aiea, l’associazione italiana esposti amianto, ha voluto ribadire il significato della fiaccolata, organizzata in occasione della giornata mondiale dedicata a chi è stato ucciso dal killer silenzioso. L’iniziativa più grande della Lombardia non poteva che avere inizio qui: alle porte di Paderno Dugnano.

Due le aziende simbolo ricordate. Un minimo comun denominatore: la sicurezza sul lavoro. Da una parte l’ex Ispra, ditta ormai dismessa dove fino agli anni ’90 di producevano macchine per la lavorazione dell’amianto. Dall’altra l’Eureco, scenario della «Thyssen milanese», come era stata battezzata, sin dal primo istante, con i suoi quattro morti (Sergio Scapolan, Harun Zeqiri, Salvatore Catalano e Leonard Shehu) e tre feriti.

In prima fila, i sopravvissuti e i parenti delle vittime di via Mazzini: la compagna di Salvatore, Antonella Riunno, con la sua piccola Irma, la sorella, la moglie e la figlia di Sergio. Accanto a loro Ferit Meshi, Shuli Lulzim e Erjon Nezha, ex operai della ditta dove lo scorso 4 novembre si scatenò l’inferno. A loro è stato rivolto l’abbraccio della città. Il corteo si è articolato per le vie centrali di Paderno, fermandosi per lasciare spazio alle testimonianze, toccanti.

Da Pietro Tempella, ex operaio che oggi come tanti colleghi deve fare i conti con le placche ai polmoni e con il fantasma di un possibile mesotelioma. Alle forti parole di Fulvio Aurora e Lorena Tacco dell’associazione esposti amianto: «Abbiamo voluto abbracciare i sopravvissuti dell’Eureco per dimostrare la nostra vicinanza perché condividiamo la stessa rabbia. Perché non è tollerabile che accadano ancora simili tragedie. E perché è vergognoso che le istituzioni siano latitanti. Chiediamo giustizia».

La fiaccolata si è fermata anche davanti al presidio della Lares. Un minuto di silenzio simbolico, anche per le fabbriche «morte», e per tutte quelle famiglie oggi in difficoltà. In corteo anche associazioni, i lavoratori della centrale di Turbigo e una delegazione di operai della Bitron, che ha voluto manifestaresolidarietà alle vittime anche con una donazione. E non poteva mancare la Rete nazionale contro gli infortuni sul lavoro. A chiudere l’iniziativa l’appello dei familiari, gridato a gran voce nel cuore della città: «Non dimenticatevi di noi».