Sesto San Giovanni, 15 aprile 2011 - Il titolo è di quelli da rompicapo. Il concetto attorno a cui ruota tutta la serata pure. «DeDe il meme del design» si chiama lo spettacolo che sarà messo in scena all’Archivio Sacchi, in occasione del Salone Internazionale del Mobile, domani dalle 18 alle 23. Un tuffo nell’arte del principe dei modellisti Giovannino Sacchi, della bottega ricostruita in via Granelli e non solo.

Un gioco di parole, che nasce dall’unione di «design» e «meme». Foglio delle istruzioni in mano, «meme» è qualsiasi cosa possa essere imparata e trasmessa ad altri: superstizione, poema epico, proverbio o filastrocca, è pure la canzone che non si riesce a smettere di cantare.

«Abbiamo imparato la lezione, vero? Chiedeteci qualcosa: le sappiamo tutte». I «Quindi? Quando» sui banchi ci sono tornati per davvero. Perché quando i responsabili dell’Archivio Sacchi si sono messi in mente di organizzare uno spettacolo per il Fuori Salone e li hanno chiamati, li hanno accolti con una pila di libri da studiare. Sull’arte, sul design, sul modellismo, su Sacchi. La compagnia milanese ha accolto la scommessa e si è chinata sui libri.

«Per noi è stato un viaggio in un mondo sconosciuto — raccontano gli otto ragazzi del gruppo nato nel 2008 —. Abbiamo fatto lunghe chiacchierate con Francesco Trabucco e altri designer che lavorarono con Sacchi». E da Trabucco sono stati pure sgridati. «Noi lo chiamavamo designer, ci ha spiegato che Sacchi era un modellista. Ora non sbagliamo più! Abbiamo anche intervistato gli studenti di Designer e abbiamo appurato che nessuno lo conosce».

Con i pezzi delle conversazioni con i professionisti di ieri e quelli di domani, lo studio MagutDesign ha creato l’allestimento. I vecchi alle spalle e i giovani per terra, dai dialoghi mancano alcune parole. «È il secondo gioco — racconta Lodovico Gualzetti dello studio sestese —. Le parole sono state ritagliate e verranno messe per terra. Si scoprirà che sono comuni ai due mondi di professionisti e, alla fine, gli attori sveleranno il rebus».

Articolato in dieci micro episodi, lo spettacolo è da prendere «a piccole dosi». “Non siamo veri e propri attori, ma musicisti. Dalla grande mole di materiale, che abbiamo raccolto, abbiamo scritto canzoni, testi con una cadenza ritmata e musiche diverse». Suoneranno dal vivo i loro strumenti, useranno musica campionata, arriveranno fino all’elettronica. «Anche il sound cambia.

Come del resto cambia il design, dal vecchio al nuovo. Anzi, come direbbe Trabucco, dal digitale al post digitale». Musiche di Martina Pavone — anche regista dello spettacolo — e Gianluca Ricciardi, i testi sono di Elena De Cristofaro e Walter Grandi. Gli interpreti sono invece Corrado Primier, Davide Bianchi, Elisa Russo, Giulia Polifroni, Martina Pavone, Miriam Bonifazi, Serena Granzini e Walter Grandi. Matitone giganti che scrivono su fogli bianchi, si canta, si suona e si balla.

«Non siamo attori su un palco. La nostra è una performance musical-teatrale. Saremo a piedi nudi e ci muoveremo tra il pubblico, occupando tutto lo spazio». L’idea è quella di entrare all’Archivio, mescolarsi tra i ragazzi della compagnia e diventare parte integrante dello spettacolo. Magari facendo anche una scappata al Maglio, che alle 18 organizzerà un aperitivo e alle 20 una cena speciale: il cuoco del ristorante cucinerà infatti un baccalà al sugo con cipolle, seguendo una ricetta di Giovanni Sacchi.

«Non c’è una trama, non bisogna necessariamente seguire dall’inizio alla fine. Si può entrare nello spettacolo quando si vuole. I dieci episodi cercano di dare degli input, dei flash. Ci piacerebbe che si uscisse da questa serata sapendo qualcosa in più del design e di Giovanni Sacchi».