Sesto San Giovanni, 14 aprile 2011 - "Sono tutte bugie! non c’è stato alcun coro razzista nei confronti di Abiola Wabara. Tant’è vero che anche gli arbitri non hanno scritto nulla nel loro referto! È solo una manovra orchestrata dal Geas Sesto San Giovanni. Inoltre non c’erano striscioni degli Eagles Cantù, né tantomeno del Calcio Como; né Eagles, né Ultras erano presenti al Palasampietro". Dura presa di posizione da parte del tifo organizzato cestistico e calcistico comasco e canturino sulla ben nota vicenda relativa ai presunti insulti alla giocatrice della Bracco Sesto San Giovanni in occasione della gara disputata al Palasampietro lo scorso 6 aprile per i quarti di finale dei playoff di basket femminile e che si è conclusa con il successo delle milanesi che poi, nella "bella" hanno ottenuto il passaggio alle semifinali che stanno disputando contro Taranto.

Inequivocabile il comunicato che gli Eagles hanno diramato ieri, prendendo le distanze nel modo più assoluto dal gesto che è stato, a loro dire, "enfatizzato oltremodo e senza ragione", da altre fonti d’informazione. "Va chiarito - si legge nel comunicato, poi sottoscritto anche dai ragazzi della Curva del Calcio Como - che mercoledì scorso in occasione della partita tra Pool Comense e Geas Sesto San Giovanni al Palasampietro i gruppi di tifosi organizzati degli Eagles Cantù e degli Ultras del Como non c’erano (infatti non apparivano striscioni) e niente hanno a che fare con quanto superficialmente ed avventatamente è stato riportato su tutta la stampa nazionale. Considerato che, come spesso succede, la colpa di ogni nefandezza viene addossata ai famigerati “Ultras”, ci siamo sentiti comunque chiamati in causa e, assunte scrupolose informazioni siamo giunti ad una conclusione chiara ed inequivocabile: Abiola Wabara ha mentito! Sono tutte bugie e non c’è stato alcun coro razzista. Questi cori li avrebbero sentiti solo lei e i suoi dirigenti, nessun altro. Gli arbitri non hanno sentito nulla anche perché non hanno riportato alcunché nel loro referto. E questi cori non sono nemmeno stati sentiti dai dirigenti della Comense, nè tantomeno dal migliaio di spettatori presenti".

Il comunicato stigmatizza poi la reazione avuta dalla giocatrice di origne nigeriana (reazione di cui avevano parlato anche i dirigenti della Pool, evidentemente non sopresi dell’accaduto quanto gli Eagles, ndr): "La verità è che la giocatrice, a fine partita, ha perso il controllo, come a volte capita a tutti i giocatori ed è andata verso i tifosi con fare minaccioso e mostrando ripetutamente il dito medio. A quel punto probabilmente si è accorta di aver esagerato e di rischiare una squalifica (giocandosi il diritto alla terza gara, la “bella”) e si è giustificata con la provocazione dei cori razzisti".
La conclusione non ammette repliche: "Chiediamo a chi era presente a quella partita di dire la verità e alla giocatrice del Bracco Geas di chiedere scusa a tutto il pubblico presente ed a noi che siamo stati ingiustamente messi alla gogna da tutta la stampa nazionale".